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IDENTIFICAZIONE OVICAPRINI: TROPPE PATOLOGIE

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Il 25 ottobre scorso la Commissione Agricoltura della Camera ha approvato una risoluzione che impegna il Governo “ ad adottare presso le competenti sedi comunitarie tutte le opportune iniziative per pervenire tempestivamente a una revisione della disciplina comunitaria in materia di identificazione dei capi ovini e caprini, nonché di ulteriori specie, come i bovini e gli equini, in modo da assicurare l'adozione, in coerenza con il funzionamento del sistema di anagrafi già esistenti, sia a tutela della salute che ai fini della corretta erogazione dei contributi comunitari, di modalità di identificazione che, oltre ad essere efficaci e compatibili sotto il profilo dei costi, risultino anche non nocive per gli animali, prendendo in considerazione a tal fine la possibilità di ricorrere anche all'identificazione elettronica mediante microchip inglobato in un bolo alimentare, di tipo ceramico, in conformità a una pratica già adottata per le specie canina ed equina e nel caso di animali affetti da brucellosi. . La risoluzione è stata adottata su proposta dei parlamentari Marinello, Misuraca, Licastro Scardino, Giuseppe Fini, Zucchi, Buonfiglio, Delfino, secondo i quali l'identificazione degli animali mediante l'applicazione di due placche auricolari una per orecchio; "causa per il movimento continuo degli animali, l'apertura di ferite che diventano sede di infezioni, di deposito di larve (soprattutto nel periodo primavera-estate), di allocazione di parassiti esterni (zecche. A causa di tali marchi il bestiame presenta una evidente sintomatologia locale a carico delle orecchie soprattutto nella parte interna del padiglione auricolare fino alla guancia (arrossamenti, gonfiori, fistole e necrosi tessutali), con conseguenti febbri e debilitazione generale con inevitabile blocco dello sviluppo morfologico e funzionale; circa il 60 per cento degli ovini e dei caprini registrati in febbraio-marzo 2006 è interessato da tale patologia e tale percentuale sale all'85 per cento per quelli identificati più recentemente" Stante tale situazione, i costi per l'allevatore subiscono un incremento che va a gravare sul bilancio aziendale già compromesso dalla sfavorevole congiuntura del mercato delle carni, del latte e dei derivati; inoltre, si legge nella risoluzione adottata in Commissione, la patologia suddetta compromettendo sensibilmente le condizioni di salute e di benessere degli animali, interferisce col prosieguo della catena alimentare con possibili conseguenze. I parlamentari citano infine la direttiva CE 98/58 del Consiglio del 20 luglio 1998 riguardante la protezione degli animali negli allevamenti che all'articolo 3 dice: «Gli Stati membri provvedono affinché i proprietari o i custodi adottino le misure adeguate per garantire il benessere dei propri animali e per far sì che a detti animali non vengano provocati dolori, sofferenze o lesioni inutili»; gli allevatori che non rispettano tale norma si vedranno ridotto o annullato l'aiuto comunitario previsto dalla nuova Politica Agricola Comunitaria in materia dì miglioramento del benessere animale. In ogni caso- conclude la risoluzione- è opportuno tenere in considerazione anche il contesto territoriale in cui l'allevatore opera e le conseguenti caratteristiche e problematiche non presenti in altre aree zootecniche o altre razze.