Intervenuto ieri al Congresso Nazionale dell’ANMVI sulla riforma del codice deontologico veterinario dopo la Legge Bersani, l’on Pierluigi Mantini - Responsabile per l’Unione della riforma delle professioni- ha espresso comprensione per il disagio dei professionisti veterinari e illustrato i possibili correttivi contenuti nella sua proposta di legge per la riforma delle professioni intellettuali. “Nella mia proposta di legge- ha detto Mantini alla platea dei presenti- così come in altre di cui sarò relatore in Parlamento la prossima settimana- ci sono i presupposti per una riforma che rispetti e valorizzi i lavoratori del sapere intellettuale come essi meritano, ma i professionisti devono anche capire che siamo di fronte a trasformazioni che impongono di cambiare. Non c’è più il piccolo mondo antico fatto di leggi del primo Novecento” Mantini ha sottolineato che due su tre punti del Decreto Bersani sono in realtà condivisi: più libertà di pubblicizzarsi sotto il controllo dell’ordine professionale e maggiori possibilità di svolgere la professioni in forma societaria e in forma interprofessionale, “ abolendo un divieto - ha aggiunto il parlamentare - che risaleva alle leggi razziali antiebraiche”. Sul terzo punto, quello delle tariffe, Mantini ha sottolineato come nella sua proposta di legge i minimi e i massimi siano ammessi, ma che il prezzo della prestazione deve restare “ negoziabile, perchè la società chiede ai professionisti di essere servita bene e a costi ragionevoli”. I professionisti manifestino pure, ma “ spiegando le proprie ragioni in maniera diversa, creando consenso e non ostilità”. Quanto alla Finanziaria, “ l’Italia deve fare uno sforzo di risanamento e di credibilità internazionale, perchè in Europa ha il maggior livello di evasione fiscale, non si vuol fare aggressione fiscale nei confronti dei professionisti”. Fredde le reazioni della platea. Agguerrita la replica del Presidente ANMVI Carlo Scotti che ha rimproverato al Governo l’incapacità e la mancanza di volontà a conoscere le ragioni dei professionisti, di negare il significato sociale delle prestazioni sanitarie, di privare il professionista di diritti costituzionalmente garantiti come la libertà di disporre del contante guadagnato lavorando.
Nessuna intesa nemmeno con la FNOVI che ha ricordato a Mantini l’istruttoria avviata dall’Antitrust nei confronti della categoria veterinaria sulla base di motivazioni che smentiscono la volontà di difendere le tariffe e il ruolo degli ordini professionali, quali garanti della qualità e della correttezza professionale.