«Ho parlato di bordello riferendomi alla governance dell’Università italiana, di come è gestito il sistema universitario del nostro paese a partire dal ministero per finire alla struttura interna degli atenei. Il paragone Università-bordello è offensivo. Siamo gli ultimi nella spesa pro-capite in ricerca, ma non nei risultati dove abbiamo punte di eccellenza. Ciò significa che il sistema universitario italiano è sostanzialmente sano». Il ministro dell’Università Fabio Mussi puntualizza le parole di martedì al convegno di Confindustria, annunciando al quotidiano l’ Unità che la sua riforma della governance del sistema universitario «sarà presentata al Parlamento per la seconda metà del 2007». Le lauree triennali non danno sbocco verso il mondo del lavoro. Mussi: «La riforma di Berlinguer è stata positiva, ma ha avuto effetti collaterali indesiderati aggravati dagli interventi della Moratti. Le lauree triennali sono diventate spesso un vicolo cieco, non sono né carne né pesce. Dobbiamo fare in modo che diano un profilo culturale e professionale per dare sbocchi precisi nel mondo del lavoro. Per farlo ho già ridotto il numero degli esami previsti, arrivati in certi casi anche a 35, fissando il limite a 20. Ora bisogna ridurre il numero dei corsi proliferati da 2300 a 5500. Nel decreto sulle classi di laurea c'è una norma che lo renderà possibile». Governance antiquata Mussi: . A quel complesso sistema di regole, istituzioni, poteri attraverso i quali il sistema stesso viene governato, dal ministero al Consiglio universitario, ai consigli accademici. Si tratta di un sistema antiquato e malfunzionante che va profondamente riformato. Il problema principale è rompere la tendenza alla conservazione. Dal ministero fino agli atenei esistono sovrapposizioni di competenze che rendono difficile ogni cambiamento. Un esempio pratico di queste sovrapposizioni? Mussi:
«La proliferazione delle Università denunciata anche dal presidente della Repubblica è l’esempio migliore: in vent'anni gli Atenei sono quasi raddoppiati e sono proliferati le facoltà e i corsi, con una spinta dal basso e dall'alto. Ciò è stato possibile proprio perché il sistema non aveva capacità di autocorrezione. Questa è la crisi della governance. Ora bisogna far rispettare e rendere più rigorosi i requisiti minimi e gli standard. Comunque, già a legge esistente, ho fermato l'Università di Villa San Giovanni e 5 nuove telematiche che si aggiungevano alle 12 già esistenti».