Ammonta a 254 euro al mese l'aumento medio a regime per la dirigenza medica, in seguito alla firma definitiva del II biennio economico del CCNL della Dirigenza Medica e Veterinaria. Un aumento, riferisce una nota dell'Aran, che interessa complessivamente circa 117.700 dirigenti medici e veterinari. L'ipotesi di accordo è stata siglata da tutti i sindacati di categoria, fatta eccezione per la Cgil medici “perché, peggiorando la qualità del lavoro medico, la considera inaccettabile”. Gli incrementi contrattuali e gli stipendi tabellari prevedono : dall’1 gennaio 2004, lo stipendio tabellare previsto per i dirigenti medici e veterinari, con rapporto di lavoro ad esaurimento non esclusivo, è incrementato come segue: a) Dirigenti medici: € 32,40 b) Dirigenti veterinari: € 41,36; lo stipendio tabellare annuo lordo, comprensivo della tredicesima mensilità, è quindi rideterminato rispettivamente in: € 22.535,74 per i medici € 28.773,99 per i veterinari; dall’1 febbraio 2005 gli stipendi tabellari sono ulteriormente incrementati: a) Medici: € 41,68 b) Veterinari: € 53,22; lo stipendio tabellare annuo lordo, per tredici mensilità, è quindi rideterminato rispettivamente in: € 23.077,58 per i medici € 29.465,85 per i veterinari.
Fra le dichiarazioni a verbale firmate dalle organizzazioni sindacali, figura la proposta di istituire per il CCNL 2006-2009, una
“indennità di disagio medico”, da attribuirsi ai medici e veterinari che prestano servizio nelle isole minori italiane. Inoltre, in attesa che INPDAP, ARAN e Sindacati, risolvano il contenzioso sull’inclusione nel trattamento economico di fine rapporto, delle indennità di posizione variabile aziendale, i sindacati ritengono “che tale quota possa essere integrata a richiesta con
contributi volontari dal singolo Dirigente” e dichiarano che si attiveranno “ad ogni livello per l’ottenimento di tale condizione”. Le Organizzazioni Sindacali auspicano inoltre che le Regioni e le Aziende Sanitarie Locali e Ospedaliere favoriscano e incentivino specifici
programmi di potenziamento dei livelli assistenziali territoriali e della prevenzione primaria, “anche in considerazione del rilevante sforzo economico che l’intera categoria, con senso di responsabilità e con spirito di solidarietà, ha ritenuto necessario operare per il finanziamento del disagio notturno”. I sindacati hanno anche lamentato “il difetto di coordinamento tra le previsioni dei CCNL della dirigenza sanitaria ed il CCNL del personale dirigente delle Arpa, “la cui applicazione – specie con la creazione dell’ibrida figura del dirigente ambientale – determina, nei fatti, una evidente sperequazione ai danni della dirigenza sanitaria” e quindi hanno chiesto che “si provveda al più presto alla convocazione di un
tavolo di negoziazione comune per le aree dirigenziali interessate, in modo da evitare il caos applicativo oggi verificabile in qualunque realtà nazionale”.