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ISTAT, PRESENTATO IL RAPPORTO 2004

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Mai vista, nella storia recente, una crescita così bassa come in questi ultimi tre anni. Ad evidenziarlo è l'Istat nel suo rapporto annuale presentato ieri in Parlamento dal Presidente Luigi Biggeri. Un rapporto che evidenzia una crescita piatta che volge sempre più alla recessione. Nel 2004, osserva l'Istituto di statistica nazionale, il pil è cresciuto in Italia dell'1,2%, un risultato decisamente migliore di quelli registrati nel biennio 2002-2003 (+0,4 e +0,3% rispettivamente), ma anche decisamente inferiore a quello dell'insieme dei paesi dell'area Uem (+2,1%), e in particolare della Germania (+1,6%), della Francia (+2,5%) e della Spagna (+2,7%). I consumi interni delle famiglie hanno mantenuto un ritmo di sviluppo pari all’1,2 per cento (analogo a quello del 2003) che ha riguardato in mdo particolare gli acquisti di beni durevoli, mentre le spese per beni non durevoli sono diminuite in termini reali dello 0,8 per cento. Il tasso di disoccupazione è passato dall’8,4 per cento del 2003 all’8 per cento nella media del 2004, valore di 0,8 punti percentuali inferiore a quello registrato nell’area dell’euro. L’offerta di lavoro ha però manifestato un netto rallentamento che, a fronte di un più consistente incremento della popolazione residente, ha determinato, per la prima volta dal 1995, un calo del tasso di attività. In crisi il made in Italy, e in particolare le produzioni tradizionali (alimentazione, abbigliamento, calzature, arredamento). Aumentano intanto, seppure a un ritmo inferiore a quello degli anni precedenti, i prezzi. Nel 2004 l'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività registra un incremento del 2,2%, inferiore all'anno precedente (+2,7%), con una tendenza al rallentamento proseguita nei primi mesi del 2005; ad aprile la variazione tendenziale e' dell'1,9%. Sulla questione dei prezzi e del costo della vita, è intervenuto il Presidente della Camera, Casini: “L'Istat -ha detto - si misura costantemente con la questione dei prezzi, in relazione alla valutazione del costo della vita. In questo campo, come e' noto, esistono problemi reali, legati ai comportamenti ed ai diversi contesti cui essi si realizzano. Porre l'Istat nelle condizioni di svolgere la sua missione istituzionale al riparo dalle dispute pretestuose e' dunque interesse di tutti”. L'Istat punta l'indice contro "pubblici amministratori, imprenditori e cittadini" che, "evidentemente, non sono stati in grado di affrontare seriamente questi elementi di preoccupazione e di governarli con interventi tesi a eliminare i punti di debolezza e a valorizzare quelli di forza". Tale atteggiamento porta a "ritenere che i segnali sui possibili rischi per lo sviluppo economico e sociale del Paese e per la qualità della vita dei cittadini non siano stati colti nella loro reale portata". L’ Istat rimprovera ai “policy makers” di aver tenuto poco conto dei profondi cambiamenti che hanno investito in questi anni le famiglie: un esempio su tutti, la segmentazione del mercato del lavoro che negli ultimi anni ha mostrato, si', una forte crescita degli occupati, ma anche un estendersi del numero di sottoccupati che ormai sfiora il milione di unità mentre altri due milioni e mezzo si trovano impantanati nella cosiddetta "zona grigia", quella costituita da persone che non cercano un'occupazione ma sarebbero disposte a lavorare al realizzarsi di certe condizioni. La ricetta è quella di offrire un quadro di “orizzonti individuali sufficientemente certi, abbassare i costi del cambiamento e il rapporto costi/benefici del rischio di innovare, fornire prospettive di crescita valide e credibili per tutti, per le ragazze e i ragazzi, per le giovani coppie, per le donne e le madri lavoratrici, per i lavoratori extracomunitari, per gli imprenditori, per le nuove tipologie di famiglie”. La statistica ufficiale italiana sta facendo la sua parte, ma è ormai tempo – conclude l’Istat di rafforzare la statistica ufficiale, inserendone un esplicito richiamo nella nostra Costituzione, così come è stato fatto nell’ambito della Costituzione europea”. ( regioni.it)