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LA VETERINARIA PER ANIMALI DA COMPAGNIA

E' maschio, ha 45 anni, è titolare unico del suo ambulatorio che si trova prevalentemente nel Nord Italia, in un comune con oltre 100.000 abitanti. Ha un reddito medio di 14.850 euro, non ha personale dipendente (89,3%) e ha un'anzianità professionale media di 14 anni. E' l'identikit del veterinario di cani, gatti, criceti e gli altri animali di compagnia. A tracciarlo è l'indagine commissionata da Anmvi a Etameta, che sarà presentata questa mattina alla Fiera di Bologna in occasione di Zoomark International. L'indagine “Le strutture veterinarie private per animali da compagnia” è stata realizzata attraverso un campione di 402 titolari di strutture di tutta Italia, mostra un panorama esaustivo del mondo veterinario che opera in questo settore evidenziandone aspetti e caratteristiche che dimostrano una situazione di grande difficoltà ed anomalia rispetto ad altri paesi europei. Un'immagine, quella del veterinario per animali da compagnia, destinata a cambiare negli anni a venire. Secondo l'indagine, infatti, la professione sarà al femminile, gli sbocchi occupazionali sempre meno, i neo laureati spropositatamente superiori al fabbisogno occupazionale e il mercato delle prestazioni veterinarie al collasso. Al punto che, secondo Carlo Scotti, vice presidente dell'Anmvi, ''il 40% dei medici veterinari del settore verrà espulso dal mercato''. Tutto questo - secondo gli esperti del settore - richiede fin da ora un'urgente inversione di tendenza nella politica universitaria nazionale, un rilancio della competitività professionale e la valorizzazione di spazi occupazionali veterinari alternativi al settore degli animali da compagnia. ''La situazione è ormai paradossale - sottolinea Scotti - le facoltà e i corsi di laurea continuano a moltiplicarsi all'infinito fino ad avere raggiunto ben 14 sedi. Lo scenario che ci aspetta a breve è quello di una selezione spietata che non ha saputo fare la Categoria, ma farà di certo il mercato''. Fra i correttivi da apportare con la massima urgenza alla veterinaria per animali da compagnia, l'ANMVI indica uno stop immediato alla proliferazione dei corsi di laurea in medicina veterinaria e una radicale riforma dell'esame di Stato.''E' evidente - commenta Stefano Cinotti, preside della facoltà di medicina veterinaria di Bologna - come l'indagine ponga in risalto una figura professionale molto complessa sia sotto il profilo della preparazione teorica ma anche e , soprattutto, pratica. Le Facoltà devono saper formare professionisti completi''. Secondo Cinotti, bisognerebbe ispirarsi ''ai principi di qualità delle università stabiliti dalla Commissione Europea e ai requisiti definiti dalla Eaeve, l'organismo europeo incaricato della valutazione della qualità della formazione universitaria in medicina veterinaria''. La presentazione di un’indagine sulle strutture veterinarie private per animali da compagnia – afferma Massimo Baroni , Presidente SCIVAC - costituisce un momento importante per tutte le componenti del mondo Veterinario italiano. In ogni ambito , sottolinea Baroni, i migliori risultati si ottengono utilizzando in maniera sinergica le energie che si hanno a disposizione. Ora, in ambito veterinario, i componenti in gioco sono costituti dall’Università, che deve formare i futuri professionisti, dalle società culturali che devono mantenerne ed accrescerne la cultura specifica e dalle Associazioni professionali, che devono studiare e presentare le esigenze del veterinario pratico. La speranza è che questo momento di conoscenza, ponga le basi per un lavoro futuro sinergico.”