Un importante successo per la nostra professione e la dimostrazione della centralità del ruolo della Federazione Nazionale e più in generale di tutte le istituzioni veterinarie nell’intraprendere iniziative coordinate a tutela della Categoria. E’ questo, secondo il mio parere, il significato della sentenza 1233 del 22 marzo u.s., con la quale il Consiglio di Stato, accogliendo il ricorso promosso dalla Fnovi, ha “tagliato” le competenze degli zoonomi, laureati triennali iscritti alla Sezione B dell’Albo dei Dottori Agronomi e Forestali. Agli zoonomi, infatti, il Dpr 328/01, nel raccordare i percorsi di accesso agli Ordini con i nuovi titoli universitari su due livelli, laurea triennale e laurea specialistica, aveva attribuito competenze analoghe o riservate in via esclusiva ai veterinari, tanto da generare confusione di ruoli oltre ad un inevitabile sconfinamento nei compiti precipui della nostra professione. In più occasioni ho manifestato la mia opinione favorevole a prevedere nell’ambito dell’Albo dei medici veterinari una sezione riservata ai laureati triennali, che abbiano frequentato corsi di laurea afferenti alla Facoltà di Medicina Veterinaria, nella convinzione che in tal modo sarebbe possibile esercitare un effettivo e concreto controllo deontologico e contrastare il fenomeno dell’esercizio abusivo della professione. L’importante è delimitare con coerenza ed attenzione gli ambiti di competenza, onde evitare che tali figure professionali si sovrappongano o possano sostituirsi ai professionisti in possesso della laurea specialistica quinquennale. In questo senso, credo che la decisione del Consiglio di Stato abbia fatto chiarezza sottraendo agli zoonomi alcune competenze che sono e devono rimanere ai veterinari. Spetta al MIUR, a questo punto, adeguarsi alla sentenza della magistratura amministrativa e rivedere i contenuti delle attività riconosciute in capo agli zoonomi.
Alessandro Lombardi, Presidente ENPAV
