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COMUNITARIA 2004, ATTACCO AGLI ORDINI?

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La Camera dei Deputati ha approvato a dicembre, a larga maggioranza, un emendamento del deputato Pierantonio Zanettin (FI) alla Legge Comunitaria 2004. L’emendamento, ribattezzato “emendamento delle discriminazioni a rovescio”, è già stato aspramente criticato da esponenti del CUP e da numerosi ordini, perchè nel suo spirito deregulatorio finirebbe col minare la tradizione ordinistica. Il provvedimento incide sul mercato dei servizi professionali e prevede che “sia garantita un’effettiva parità di trattamento dei cittadini italiani rispetto a quelli degli altri Stati membri dell’Unione Europea, facendo in modo di assicurare il massimo livello di armonizzazione possibile tra le legislazioni interne dei vari Stati membri ed evitando l’insorgere di situazioni discriminatorie a danno dei cittadini italiani nel momento in cui gli stessi sono tenuti a rispettare, con particolare riferimento ai requisiti richiesti per l’esercizio di attività commerciali e professionali, una disciplina più restrittiva di quella applicata ai cittadini degli Stati membri”. In altre parole, si prescrive che vengano meno le discriminazioni che mettono i professionisti italiani in condizioni di inferiorità rispetto agli altri cittadini europei. Si tratterebbe quindi di far cadere quei requisiti e quelle procedure che gravano sui professionisti rispetto a quanto invece dovuto dai colleghi comunitari che esercitano nel nostro Paese, continuando però a beneficiare delle regole, molto meno vincolanti, del loro Stato di origine. Secondo Antonio Preto della Commissione giuridica del Parlamento Europeo questo emendamento “mina il sistema delle professioni intellettuali in Italia che si fonda su una regolamentazione molto rigida per l’accesso e per l’esercizio: titolo di studio, tirocinio, esame di Stato, iscrizione a un Albo” e sarebbe addirittura in contrasto con la Costituzione Italiana che all’articolo 33 prescrive il superamento di un esame di stato per l’abilitazione professionale. Secondo Pierangelo Sardi, incaricato CUP per gli affari europei e già al lavoro presso il Governo per la soppressione dell’emendamento, il provvedimento “ è controproducente e va cancellato”. Bisogna infatti evitare che “ per facilitare la circolazione, gli stati membri che hanno sinora mantenuto le soglie di accesso all’autorizzazione siano costretti ad abbassarle davanti ai professionisti provenienti da paesi con soglie più basse”. Secondo Sardi “ la politica delle professioni non si fa con maldestri blitz dell’ultimo minuto”. Diverso, prevedibilmente, il parere delle professioni non regolamentate. Giuseppe Lupoi sostiene che l'emendamento Zanettin "potrà comportar l'abolizione dell'obbligo di iscrizione agli Ordini professionali, liberandoli del gravame che rende loro impossibile perseguire l'obiettivo per cui sono nati: garantire il cittadino della qualità del professionista, rendendoli simili alle associazioni anglosassoni".