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ENPAV, VERSO IL SISTEMA MISTO

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Abbinare l’equilibrio di bilancio con pensioni dignitose per gli iscritti, cercando di comprimere la tendenza all’elusione contributiva. E’ la scommessa della Cassa dei veterinari che, dopo la riforma del 1999 si prepara a rimettere mano ai regolamenti, ipotizzando un metodo di calcolo delle pensioni misto che prevede una componente contributiva e una retributiva. La Cassa, che, a normativa vigente è in equilibrio fino al 2020 non ritiene infatti di applicare un contributivo secco. L’entità della pensione infatti sarebbe di molto ridotta. “ E’ necessario spiega Augusto Romagnoli direttore generale dell’ENPAV trovare un compromesso cercando di coniugare il requisito dell’equità attuariale con quella previdenziale. Perchè altrimenti rischiamo il paradosso di certe operazioni tecnicamente riuscite, anche se il paziente è morto”. Il problema è dunque garantire alle giovani generazioni di poter beneficiare delle prestazioni erogate dall’Ente, evitando anche la richiesta di rilevanti contribuzioni per far fronte all’onere delle pensioni pregresse concesse in modo troppo generoso. Da qui l’idea del mix contributivo retributivo, riducendo da un lato la spesa, ma assicurando nel contempo rendite pensionistiche dignitose. Il progetto, al vaglio degli attuari, per grandi linee prevede che ai veterinari che hanno corrisposto solo il contributo soggettivo minimo (in quanto le dichiarazioni reddituali sono inferiori al minimale) verrebbe assicurata una pensione minima correlata all’entità dei versamenti. Attualmente è fissata in quattro volte il contributo minimo (quota A) Ai veterinari che invece dichiarano un reddito professionale superiore al minimale verrebbe invece applicato il seguente metodo di calcolo: si determina la media dei redditi ai fini del calcolo della pensione; per lo scaglione di redditi pari al minimale il rendimento è uguale alla pensione minima, così come risulta dalla quota A; per la parte di reddito eccedente il minimale si applicano le aliquote di rendimento previste per i diversi scaglioni di reddito successivi al primo. La pensione è data dalla sommatoria delle quote. Inoltre- afferma Romagnoli- l’innalzamento graduale dell’età anagrafica per acquisire il diritto alle prestazioni e la pensionabilità di parte del contributo integrativo potrebbero risultare efficaci a rendere sostenibile il sistema”. Per la Cassa dei veterinari, infine, dovrebbe essere superato anche il principio “pro-rata”. Questo criterio-commenta Romagnoli- tutela sì i diritti del singolo, ma non garantisce l’equilibrio finanziario di lungo periodo per l’effetto ritardante che esso produce, con la conseguenza di pregiudicare gli interessi della collettività degli assicurati”. ( Il Sole 24 Ore, 31 gennaio 2004)