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LA UE NON IMPORTA POLLAME DA ASIA

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Bruxelles segue con la piu' grande attenzione la diffusione in Estremo oriente dell' influenza dei polli ma, al momento, non ritiene di dover adottare misure di protezione a livello europeo. ''L'Europa - ha dichiarato Beate Gminder, portavoce del commissario europeo per la sanità David Byrne - non importa pollame da Cina, Giappone, Corea del Sud e Vietnam, i paesi in cui si e' attualmente manifestata l'epidemia. L'unico paese asiatico da cui l'Unione acquista pollame e' la Thailandia''. Al momento quindi, ha precisato Gminder, ''siamo in allerta, pronti a portare aiuti ai paesi colpiti, ma non riteniamo di dover adottare misure a livello europeo per combattere l' influenza dei polli in Asia''. In Europa e' l'Olanda che ha conosciuto lo scorso anno la piu' grave epidemia di influenza dei polli. Ha causato la morte di un veterinario, a cui e' stato individuato nei polmoni il virus. Per debellare la malattia le autorita' olandesi hanno abbattuto 30 milioni di volatili, con ingenti costi economici. In Italia, nel periodo 1999-2000, alcune Regioni (Piemonte e Lombardia in particolare) sono state colpite dalla diffusione del virus, obbligando i produttori ad abbattere circa 14 milioni di volatili, con perdite economiche enormi per il settore e per le regioni interessate. La Cina si appresta invece a vietare l'importazione di pollame dai paesi colpiti dall'influenza dei polli, provocando la morte - secondo fonti dell'Oms - di tre persone nella regione di Hanoi. Questo quanto dichiarato da un portavoce del governo di Pechino. Il virus che causa l'influenza dei polli, chiamato H5N1, e' considerato potenzialmente piu' pericoloso di quello della Sars, che la scorsa primavera ha causato la morte di circa 800 persone, in maggioranza in Cina. Il paese piu' colpito e' il Vietnam, dove si parla di ulteriori morti attribuiti al morbo, ma mancano al momento conferme ufficiali. In Corea e Giappone non ci sono state vittime umane ma migliaia di polli sono stati uccisi dal virus, la cui sequenza genetica e' ancora sconosciuta. (ANSA)