La riforma dello stato giuridico dei docenti universitari che il ministro Moratti vuole proporre al Consiglio dei Ministri ha già suscitato le proteste del mondo accademico. L'impegno orario annuale passerà da 60 a 120 ore senza alcun aumento di stipendio, ma in cambio il Ministro ha già previsto di offrire ai professori la completa liberalizzazione della loro attività professionale. Questa scelta deriva anche dalla convinzione del ministro Moratti che il lavoro al di fuori dell'università potrebbe qualificare e arricchire la didattica e la preparazine del docente. Questa decisione porterebbe sul mercato professionale migliaia di docenti che avvalendosi dell'immagine e della struttura universitaria potrebbero creare forti tensioni concorrenziali soprattutto in settori, come quello veterinario, dove gli spazi di lavoro sono ormai esauriti da tempo. Altra novità nella proposta di riforma Moratti e che potrebbe al contrario trovare un consenso generale è quella di considerare nella retribuzione dei professori una parte fissa per le ore obbligatorie ed una parte variabile per le attività in più svolte all'interno dell'ateneo. Un altro punto che ha creato invece forti perplessità è quello che riguarda la soppressione della figura del ricercatore.Resteranno quindi soltanto gli ordinari e gli associati. Si prevede che entro un certo numero di anni gli attuali ricercatori debbano passare ad assistenti con il rischio però, se questo non avvenisse non essendo un passaggio automatico ma per selezione, che molti di loro vengano espulsi dal sistema universitario.