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IVA RIDOTTA, DALLA UE SEGNALI NEGATIVI

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Cattive notizie dal fronte europeo per la riduzione dell’aliquota IVA sulle prestazioni veterinarie: se le agevolazioni fiscali non favoriscono l’occupazione e non fanno scendere i prezzi dei servizi non vanno prese in considerazione. In base a queste conclusioni la Commissione Europea propone di abolire o comunque ridurre drasticamente i settori economici sui quali i singoli Stati membri possono autonomamente decidere se ridurre o meno l’aliquota IVA. Ed è proprio fra questi settori che l'ANMVI sta cercando di far rientrare anche quello veterinario. Come faceva notare il Governo italiano a seguito di ben due tentativi parlamentari di inserire la riduzione dell’"IVA veterinaria" nella legge Finanziaria, il settore veterinario non è fra quelli sui quali i singoli Governi possono intervenire per decidere le aliquote. La decisione della Commissione europea di questi giorni fa tramontare l’ipotesi che possa diventarlo in futuro.Dopo il fallimento dell’iter parlamentare che per ben due anni ha visto impegnato l’On Mancuso, settimane fa era anche arrivata la risposta negativa del Ministro Tremonti: “L’eventuale riduzione dell’aliquota- spiegava il Dicastero delle Finanze- esporrebbe l’amministrazione al giudizio della Corte di Giustizia della CE”. L’ANMVI ha quindi imboccato la strada europea tentando di far rientrare il settore veterinario fra quelli autonomamente regolamentabili in materia di aliquote IVA. La maggior disponibilità in questa direzione è stata trovata nel sindacato dei veterinari francesi che hanno un’aliquota al 19,6%. Ma la decisione della Commissione Europea di abolire o ridurre questi settori non lascia ben sperare.