Sono convocati domani mattina gli esperti incaricati dalla FNOVI di portare il contributo della Federazione alla IV Sezione del CSS in materia di aggressioni canine. Sull’ordinanza del Ministro Sirchia, la FNOVI presenterà un documento elaborato in questi giorni dal Segretario FNOVI Aldo Vezzoni, con i contribuiti dell’ANMVI e della SISCA. Il documento, critico nei confronti dell’ordinanza del 9 settembre 2003, sarà illustrato dai Colleghi Raimondo Colangeli e Roberto Marchesini. Bocciati gli elenchi delle razze. La FNOVI “ritiene che non debba essere creata una discriminazione dei cani sulla base della mole (peso e/o altezza) perché inevitabilmente penalizzerebbe anche tutti i cani socievoli, compromettendone il benessere e provocando grave disagio ai loro proprietari; una tale discriminazione sarebbe, inoltre, praticamente inapplicabile per la difficoltà di pesare o misurare i cani per la strada o per le prevedibili contestazioni che ne deriverebbero; l’impiego sistematico della museruola verrebbe anche a penalizzare gravemente, dal punto di vista sanitario, cani con difficoltà respiratorie costituzionali (cani brachicefali) o acquisite, oltre che tutti i cani dal punto di vista della socializzazione”. Nei giorni scorsi invece la Commissione del CSS incaricata dal Ministro di esprimersi sulla pericolosità e sul potenziale aggressivo di talune razze, aveva considerato l’ipotesi di ridurre la lista delle razze da sottoporre a provvedimenti cautelativi. Nel frattempo, la Commissione è stata raggiunta dai pareri anche della ASL Città di Milano e della LAV. Domani il contributo della FNOVI sul quale l’ANMVI ha già dato la propria completa approvazione. Sulla pericolosità, la FNOVI scrive che “per quanto le razze canine possiedano delle caratteristiche diversificate anche in relazione alla reattività ed alla socievolezza dei loro soggetti, l’eventuale pericolosità dei singoli cani sia un fatto strettamente individuale, cui concorrono essenzialmente fattori ambientali e di selezione mirata ad esaltare l’aggressività; definire delle razze di cani come pericolose comporta inevitabilmente un appiattimento degli individui che vi appartengono secondo uno stereotipo dettato più dai rumori delle cronache che dalla conoscenza approfondita di ciascuna razza; alcune razze, ultimamente, sono state allevate e strumentalizzate da gente senza scrupoli al fine di selezionarne la reattività e l’aggressività, ma esistono individui delle stesse razze di comprovata socievolezza; le scelte razziali effettuate negli scorsi anni in diversi paesi europei si sono dimostrate sbagliate e totalmente inefficaci nel ridurre l’incidenza delle aggressioni canine, sia per l’interesse deviato poi verso altre razze da parte dei malavitosi, sia per l’oggettiva difficoltà ad individuare le razze meno comuni da parte degli stessi organi di controllo; la pericolosità del cane è un fatto strettamente individuale e chiunque possieda un cane deve essere responsabilizzato singolarmente del comportamento del proprio animale, di cui è tenuto a conoscere la reattività e l’eventuale pericolosità e a mettere in atto tutte le misure necessarie per controllarla”.