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1 VETERINARIO SU 5 RICORRE ALLA MNC

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Il malato viene estratto con delicatezza dalla gabbia, un rifugio sicuro che non vorrebbe lasciare mai, tale è il terrore che lo attanaglia da quando ha messo il piede, meglio la zampa, in ambulatorio. Viene fatto distendere su un tavolo di me tallo, tastato e osservato con attenzione per oltre un' ora mentre il padrone comincia a raccontare la sua storia. Dove è nato, chi erano i fratelli (se conosciuti), che comportamento assume di fronte agli estranei, quali mezzi di comunicazione utilizza per far capire alla famiglia che nella scodella non ci sono più croccantini, come manifesta il suo affetto. Elementi che tutti insieme servono per disegnare il quadro psicofisico del paziente e decidere se curarlo con gocce di arnica piuttosto che con granuli di calendula. Medicina alternativa anche per gli animali. Il malato infatti, in questo caso, non è umano. Gatti con la gengivite, cani col cimurro, canarini inappetenti o, per passare ai grandi animali da reddito, vacche con brucellosi, maiali, tacchini e galline con la febbre curati con l' omeopatia. Un veterinario italiano su cinque, dei 4-5 mila che praticano la professione privata, utilizzano le medicine alternative in modo più o meno ortodosso, da sole o accostate a quelle convenzionali. Oltre all' omeopatia, fitoterapia e omotossicologia sono le più diffuse. La stima, molto realistica, è di Claudio Fratangeli, presidente dell' Ordine dei veterinari di Viterbo, il più anziano omeopata degli animali in Italia, pienamente ortodosso perché persegue la guarigione completa: «Cominciai nel 1978, all' inizio fra molte resistenze - racconta, premettendo che sul tema potrebbe scrivere un' enciclopedia -. Non c' erano libri di riferimento, se non in lingua straniera, andavo a studiare in biblioteca. Ero e sono convinto che questi rimedi assicurino risultati migliori e più naturali. I vantaggi sono notevoli anche per la salute umana. Pensiamo al latte di una mucca o alla carne di un vitello che non sono stati trattati con antibiotici o cortisone. I nostri principi attivi non lasciano residui». Non esistono né patologie né specie animali, da compagnia o reddito, che non possano essere trattati con l' omeopatia. Il malato, quadrupede o attrezzato di ali che sia, viene studiato anche dal punto di vista psicologico «perché questa medicina non cura la malattia ma il paziente» e quindi la prescrizione è personalizzata. La visita dura un' ora: se il tempo è inferiore è meglio diffidare, perché c'è la possibilità di trovarsi di fronte a un professionista non troppo serio, né preparato. Il costo è di circa 70-80 euro. A questo vanno aggiunti i prodotti, gli stessi in vendita per gli umani, le preparazioni veterinarie si contano sulla punta delle dita. Un tubetto di granuli costa circa 7,5 euro. E non è vero, assicura Fratangeli, che la guarigione arrivi troppo lentamente. (M.D.B. Corriere della Sera, 2 febbraio 2003)