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MNC: NO DEL GOVERNO A LEGGE PIEMONTE

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Il Consiglio dei ministri chiede ai Giudici della Consulta di dichiarare l'illegittimità costituzionale delle norme subalpine che danno una copertura giuridica a 12 discipline non convenzionali: agopuntura, fitoterapia, omeopatia, omotossicologia, medicina antroposofica, medicina tradizionale cinese, ayurveda, naturopatia, shiatsu, reflessologia, osteopatia e chiropratica. Cerchiamo di ricostruire la vicenda. Il riconoscimento della Regione passa attraverso l´istituzione di un «marchio regionale a cui è affidato il compito di tutelare sia i pazienti, sia gli operatori onesti e preparati». L´esercizio delle attività specifiche sarà deciso con delibera della Giunta entro 6 mesi dall´entrata in vigore della legge che sarà finanziata con 500 mila euro nei prossimi due anni. La certificazione del marchio di tutela regionale è affidata all´istituzione di un doppio registro presso l´assessorato regionale alla Sanità. Al doppio albo, infatti, si dovranno iscrivere da una parte gli operatori medici e dall´altra quelli non medici suddivisi per le diverse specialità delle medicine non convenzionali. Toccherà ad una Commissione Tecnica composta anche da rappresentanti degli Ordini dei Medici, dei Farmacisti, dell´Università degli studi, la definizione dei percorsi formativi per gli operatori del settore; la verifica dei requisiti richiesti per l´iscrizione e «la divulgazione delle pratiche terapeutiche e discipline non convenzionali nell´ambito dei programmi di prevenzione e di educazione alla salute». Qui nascono i problemi. Secondo il governo, infatti, la Regione ha violato i principi in materia di legislazione concorrente, ex articolo 117 della Costituzione, e i vincoli derivanti dall´ordinamento comunitario. Per Palazzo Chigi, dunque, l´Assemblea supalpina non ha il potere di «disciplinare figure di operatori professionali non ancora individuate dal legislatore nazionale». Non solo. Il governo riconosce che la legge regionale «innesca la piena operatività delle norme comunitarie in materia di libera circolazione dei professionisti» ma specifica anche che «limitare ad una parte soltanto del territorio italiano l´applicazione di questo diritto determina trattamenti discriminatori tra i cittadini residenti e cittadini provenienti da un altro Stato». Che cosa farà adesso la Regione? Antonello Angeleri, capogruppo del Ccd a Palazzo Lascaris, e primo firmatario del disegno di legge, è indignato: «Ancora una volta hanno vinto le pressioni della lobby della medicina tradizionale. Questa legge è giusta perché offre delle garanzie di qualità e trasparenza alle migliaia di persone che hanno liberamente deciso di rivolgersi alle pratiche alternative. Sono convinto che la Giunta si opporrà a questa decisione che tra l´altro contrasta con i principi della devolution». Antonio D´Ambrosio, assessore regionale alla Sanità, conferma: «La Giunta è intenzionata a difendere questa legge anche se è vero che è stata duramente contestata da tutti gli Ordini dei Medici. In ogni caso il problema delle discipline terapeutiche alternative esiste e la Regione è intenzionata a fissare delle regole precise».