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DM 306: LA STORIA INFINITA

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"Federfarma, cui evidentemente non mancano soldi da buttare nonostante pianga miseria per la grave ed irreparabile perdita economica inflitta alla categoria dei farmacisti dal DM 306 del 16-05-01, non si è rassegnata ed il 22 aprile scorso ha fatto ricorso al Consiglio di Stato contro la sentenza emessa dal TAR del Lazio il 10 gennaio scorso. Il TAR del Lazio aveva giudicato priva di fondamento sia la procedura urgente per grave ed irreparabile danno economico, sia la sostanza stessa del ricorso presentato da Federfarma, fondato sulla presunta illeceità della distribuzione al medico veterinario del farmaco ad uso umano, quando consentito per uso improprio diretto, attraverso la catena distributiva del farmaco umano e non unicamente in farmacia, e della possibilità di dispensazione del farmaco ad uso veterinario agli animali in cura per iniziare tempestivamente la terapia.
Il nuovo ricorso si appella apertamente al monopolio esclusivo della farmacia sancito dalla legge italiana per la vendita al pubblico dei medicinali, ignorando ancora una volta che il medico veterinario è un professionista della medicina, non assimilabile pertanto al pubblico, che non ha alcun bisogno della garanzia sanitaria offerta dal farmacista per acquistare i medicinali che deve utilizzare direttamente nell'esercizio della sua professione sanitaria; garanzia sanitaria che la legge richiede nella distribuzione al pubblico dei medicinali, non per la distribuzione agli operatori sanitari. Né la dispensazione all’animale in cura delle confezioni di medicinali necessarie per iniziare la terapia si configura come una vendita alternativa a quella della farmacia, essendo rivolta unicamente agli animali in cura e limitandosi alla sola terapia iniziata dal medico veterinario.
Il Consiglio di Stato, che aveva già comunque analizzato ed approvato sostanzialmente il provvedimento durante il suo iter legislativo, esaminerà a breve il ricorso della Federfarma e ci auguriamo che confermi la sua precedente valutazione e quella espressa dal TAR del Lazio. Diversamente significherebbe che il nostro Paese, unico nel panorama europeo ed internazionale, avvallerebbe quei monopoli e quei privilegi del passato che oggi non trovano più alcuna giustificazione sanitaria, sociale, giuridica e di mercato".
Aldo Vezzoni