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LAZIO

Acqua all'arsenico, Asl e IZS avviano controlli sul latte

Acqua all'arsenico, Asl e IZS avviano controlli sul latte
In settimana i risultati degli esami sul latte di Roma Nord. Programmato un vertice dei veterinari per fare il punto della situazione.
La Asl Roma E giovedì scorso ha mandato i propri ispettori a campionare il prodotto delle mucche di Tragliatella e degli altri quartieri che si sono serviti dell'acqua fuori norma distribuita dall'acquedotto rurale della Regione. Acqua all'arsenico che questi animali hanno bevuto per anni. I campionamenti del latte effettuati dal dipartimento Prevenzione verranno ora elaborati nei laboratori dell'Arpa Lazio e dall'Istituto Zoo-profilattico sperimentale, dove martedì è in programma un vertice del pool dei veterinari per fare il punto della situazione. Nei prossimi giorni intanto sono in arrivo nuovi controlli a tappeto. L'obiettivo dei test è capire se, come per l'acqua, anche all'interno del latte possa essere rilevata una presenza di arsenico superiore ai livelli di legge e se questo di conseguenza possa avere avuto conseguenze sui consumatori che hanno ingerito il prodotto imbottigliato o sotto forma di mozzarelle, ricotte e latticini.

L'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro valuta questa sostanza come cancerogeno di «classe 1». Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità l'avvelenamento da arsenico è «un disordine cronico derivante da prolungata ingestione di questa sostanza sopra la dose sicura per un periodo superiore ai 6 mesi». Tra le malattie che colpiscono più comunemente si trovano «lesioni dermatologiche, vari tipi di cancro - della pelle e dei polmoni ma anche della prostata e delle vie urinarie - e infine disordini neurologici e cardiovascolari», come ha spiegato il professor Luigi Naldi, presidente del Centro studi del Gised, il Gruppo italiano studi epidemiologici in Dermatologia. Alcune ricerche sostengono che questo tipo di esposizione alla lunga possa comportare anche problemi all'apparato riproduttivo. «In tutti questi casi - prosegue l'esperto - deve esserci un assorbimento prolungato nel tempo, quindi nella maggior parte dei casi attraverso l'atto del bere». (fonte)