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RAPPORTO INVESTIMENTI

Casse: l'effetto zero della detassazione degli investimenti

Casse: l'effetto zero della detassazione degli investimenti
Quest'anno le tasse per gli Enti di previdenza privati "saranno maggiori rispetto all’anno precedente di almeno 30 milioni di euro".

Contraddizioni e "volatilità legislativa". E' questa in sintesi l'analisi dei dati del secondo  Rapporto Adepp sugli investimenti degli Enti di previdenza privati, che pure mette in luce un incremento del patrimonio  da 75,5 miliardi di euro a 80 miliardi, " dovuto in parte al saldo positivo tra contributi e prestazioni e per il resto è attribuibile alla buona gestione degli investimenti".

Sotto pressione fiscale- I contributi versati alle Casse di previdenza dei professionisti hanno reso in media il 3% netto, ma il Presidente dell'Adepp Alberto Oliveti evidenzia il mezzo miliardo di imposte pagate: senza, "il risultato avrebbe potuto sfiorare il 3,7 per cento”. “In un Paese dove il sistema pensionistico è sotto pressione, gli investimenti delle Casse private portano ai loro iscritti un 3 per cento netto – dice il presidente dell’Adepp. Se fossimo residenti altrove in Europa non avremmo dovuto pagare mezzo miliardo di imposte e il risultato avrebbe potuto sfiorare il 3,7 per cento”.

Effetti paradossali della detassazione- La detassazione degli investimenti in economia reale prevista dalla legge di bilancio per il 2017 sulla scia dei Pir (Piani individuali di risparmio) si applica agli Enti di previdenza che investano fino al 5% delle proprie risorse all’interno di un perimetro stabilito e che detengano questi investimenti per almeno cinque anni.
L’obiettivo era di incentivare l’iniezione di risorse nelle imprese e di garantire loro una stabilità di lungo periodo. Ma il rapporto AdEPP mostra che le Casse hanno superato questa soglia (solo nelle azioni di area euro hanno investito il 6,75% del capitale complessivo). Secondo l’interpretazione attuale, quindi, non potrebbero avere alcuna detassazione perché le operazioni sono state fatte prima dell’entrata in vigore della legge.
“Appare paradossale che se decidessimo di vendere 5,4 miliardi di azioni, ricomprandole successivamente avremmo diritto all’agevolazione piena, pur avendo agito nel senso opposto all’obiettivo del legislatore”, osserva il presidente dell’AdEPP.

Cancellati i crediti d'imposta- L’introduzione innovativa della detassazione integrale sui Pir istituzionali ha portato allo stesso tempo all’abbandono dei crediti d’imposta concessi alle Casse nel 2015 e nel 2016. Quest’anno quindi, nelle more della piena applicazione operativa di questo positivo strumento di incentivazione all’investimento in economia reale, le tasse per gli Enti di previdenza privati saranno maggiori rispetto all’anno precedente di almeno 30 milioni di euro, cioè quanto prima veniva risparmiato in virtù dell’applicazione del credito d’imposta.

Autonomia e autoregolamentazione nella riforma degli investimenti- Per il Presidente  dell'associazione delle casse è degli enti di previdenza è "difficile prendere decisioni di investimento basate sull’evoluzione della specifica normativa promossa dalle istituzioni" – osserva Oliveti rivendicando una maggiore autonomia. Al riguardo il Sottosegretario al Mef Pier Paolo Baretta lancia segnali di distensione promettendo che le casse saranno presto fuori dall'elenco Istat: l'esclusione vorrebbe dire non subire le restrizioni delle politiche statali di spending review. Nel cassetto del Governo c'è un "decreto investimenti" che dovrebbe portare ad una riforma delle regole di investimento per le Casse dei professionisti. Uno studio della Fondazione Astrid ipotizza per le Casse l'utilizzo del modello delle fondazioni bancarie, basato su un'autoregolamentazione che incontra l'interesse del Presidente Adepp.

Il portafoglio delle casse- Guardando più in generale la composizione del portafoglio complessivo delle Casse dei professionisti, il rapporto AdEPP evidenzia che la quota di immobiliare continua a scendere (toccando il 23,8% a fine 2016), mentre salgono gli investimenti azionari (che sfiorano il 16%). Resta sostanzialmente stabile la componente obbligazionaria (35%).
La maggioranza delle risorse degli enti dei professionisti è allocata in Italia (59%).