È proprio qui che entra in gioco il cane: "quando viene a mancare una persona di famiglia, l'animale si trova in uno stato di smarrimento e di insicurezza che lo porta alla sofferenza. Una sorta di do ut des relazionale alla base della proposta dei Radicali dunque: prevenire lo stato di malessere del cane e allo stesso tempo far emergere un senso di responsabilità nel detenuto, spinto ad occuparsi del proprio animale".
La proposta dei senatori arriva in seguito a due episodi di cronaca nazionale. L'estate scorsa il carcere di Montorio a Verona, ha aperto le porte a due cani malati di depressione in seguito all'allontanamento dai padroni. Una decisione simile è quella presa dal Comune di Castrovillari, in provincia di Cosenza, che consente ai detenuti della casa circondariale di curare i cani randagi.
Il disegno di legge lascia ai direttori degli istituti la possibilità di organizzare come meglio credono la natura e il numero degli incontri. Per poter incontrare il proprio cane bisognerà soltanto dimostrare di essere i reali tutori dell'animale, tramite l'attestazione di iscrizione all'anagrafe canina.
"Modifiche alla legge 26 luglio 1975, n. 354 volte a consentire incontri tra i detenuti e gli internati conduttori di cani con il loro animale"
Art. 1 - All'articolo 18 della legge 26 luglio 1975, n. 354: "Norme sull'ordinamento penitenziario e sull'esecuzione delle misure privative e limitative della libertà" è aggiunto, dopo il terzo comma, quanto segue:
"Sono altresì consentiti e favoriti incontri tra i detenuti e gli internati conduttori di cani registrati presso l'anagrafe canina e il loro animale secondo modalità stabilite dalla direzione della struttura penitenziaria. La possibilità si estende anche al cane registrato all'anagrafe canina a nome del coniuge o convivente. Il tempo che trascorre tra la richiesta del detenuto/internato e l'incontro con l'animale non deve superare il mese. Tali incontri non sono in alternativa a quelli con i propri congiunti." (fonte: radicali.it)