Light Up può ripartire, ma su cinque contestazioni mosse la progetto di ricerca il Consiglio di Stato ne ha accolta una: mancano adeguate informazioni sulle condizioni degli animali
Palazzo Spada ha pubblicato le motivazioni della sentenza che ha fatto ripartire il Progetto di Ricerca LightUp. Dei cinque motivi del contendere, il Consiglio di Stato ne ha accolto uno: "è suscettibile di positiva valutazione" - scrive il Collegio- l'obiezione dell'appellante LAV che lamentava la mancanza di adeguate informazioni sulle condizioni in cui versano gli animali.
Il Consiglio Superiore di Sanità, infatti, aveva subordinato l’autorizzazione della ricerca alla condizione che, ogni sei mesi, venissero inviati al Ministero della Salute [Direzione generale della Sanità Animale e dei Farmaci Veterinari] i dati sulle condizioni di stress rilevate durante le singole fasi del progetto, nonché le misure intraprese per limitare gli effetti avversi. E invece "i report effettuati sono effettivamente scarni" scrive il Consiglio di Stato. "Manca, ad esempio, una fotografia dello stato dei macachi, che puntualizzi anche i parametri di monitoraggio dello stress". Report "carenti proprio su quanto avrebbero dovuto documentare in ordine alle condizioni fisiche, ma soprattutto psichiche dei macachi oggetto di sperimentazione".
Insomma, i report "non possono considerarsi sufficienti".
Ne discende, "l’obbligo imprescindibile, che fa capo all’Università di Pavia, di effettuare e depositare rapporti periodici e frequenti, attestanti che " nonostante le pratiche condotte sui macachi, è rispettato il “benessere animale” di cui all’art. 13 del vigente Trattato europeo". Del contenuto di questi report il Ministero della salute "deve fare attento studio", per rilevare tutte le eventuali criticità e per porvi tempestivo rimedio".
In altri termini, da un lato è vero che la ricerca scientifica costituisce "un valore universale non suscettibile di compressione” e che è "necessario sacrificare animali dotati di elevata sensibilità fisica e, dunque, alta percezione del dolore" , ma dall'altro è anche "doveroso e imprescindibile condurre gli esperimenti assicurando di infliggere alle cavie la minore sofferenza possibile. Solo con tale impegno, che deve essere posto a presupposto dell’inizio dell’attività- si legge in sentenza- è possibile accettare il sacrificio di animali, esseri senzienti".
Respinte, invece, le altre quattro contestazioni. Diversamente da quanto lamentato dall'appellante, il progetto: rispetta il principio di sostituzione ( "nel senso che i risultati attesi sono perseguibili soltanto mediante sperimentazione sulla specie animale “primati non umani” vivi); inoltre il numero di sei primati "è quello minimo indispensabile alla luce della complessità del progetto".
Anche il principio eurounitario della “sostituzione” è rispettato ("in relazione alla originalità scientifica dei risultati attesi dal progetto e della trasmissibilità dei risultati agli esseri umani").
Infine, non c'è violazione dell’art. 19, d.lgs. n. 26 del 2014, per il fatto che due primati non più utilizzabili per la sperimentazione perché malati sono stati riconsegnati al fornitore olandese, invece di essere reinseriti o reintrodotti in un habitat adeguato.
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