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LA REPLICA

Fnovi un 'potere forte'? Scarsa cultura istituzionale

Fnovi un 'potere forte'? Scarsa cultura istituzionale
Al Rettore di Sassari che ha imputato alle "insistenze" dell'Ordine il taglio dei posti, replica il Presidente Fnovi: un'onta anche un solo disoccupato.

Ci sarà un motivo se il Miur ha deciso di tagliare i posti a medicina veterinaria. E non è certamente fra quelli addotti dal Rettore Attilio Mastino, che ha convocato i giornalisti per parlare di «pressioni di poteri forti da parte di gruppi di potere» che avrebbero avuto un peso determinante nelle decisioni ministeriali, determinate «da insistenze dell'Ordine dei veterinari, che ha consigliato al ministro un taglio nazionale di circa 200 nuovi veterinari e può avere voce in capitolo sui laureati necessari in Italia ma non su quelli in Europa e nel mondo».

Il Presidente della Fnovi, Gaetano Penocchio, replica oggi con una nota in cui parla di "scarsa cultura istituzionale, circostanza ancor più grave per un vertice accademico". La Fnovi non è un potere forte, ma un 'soggetto istituzionalmente preposto alla regolamentazione della professione medico-veterinaria e, nelle sue interazioni con le autorità pubbliche, non è solita far "pesare" o agire per "insistenze", ma si comporta da soggetto legittimato e responsabilizzato nel proprio ruolo di ausiliario dello Stato".

"La riduzione dei posti - scrive Penocchio al Rettore Mastino- è, per molti versi, il cattivo risultato di decenni di errate politiche di determinazione dei fabbisogni. Oggi è l'inevitabile priorità di un processo concertativo che- come un Rettore dovrebbe sapere- coinvolge anche rappresentanti di altri atenei e del ministero della Salute. La finalità è quella recentemente asserita dalla Corte Europea dei Diritti Umani: evitare di generare disoccupazione, corrispondendo ai fabbisogni del mercato, della società e - massimamente nel nostro caso- della salute pubblica veterinaria".

Anche alla luce della nuova 'Direttiva qualifiche' in vigore dallo scorso gennaio, il traguardo Eaeve "non dovrebbe essere inteso come un'autorizzazione a perseguire antiche logiche di autoreferenzialità accademico-localistica, ma come uno sprone a gettare ponti fra i nostri medici veterinari e quelli europei, ad aprirsi a quella internazionalizzazione che manca del tutto ai nostri laureati, ad una dimensione professionale a 27 Stati e non più regionale. L'Europa chiede alle Università programmazioni didattiche qualificate, non più viste come faccende interne accademiche, ma capaci di indirizzare risorse e investimenti per generare competenze intellettuali elevate, al passo coi tempi e per questo più richieste di quanto non accada oggi".

"Avremo superato le logiche dei poteri forti- conclude Penocchio-  quando l'Università avrà cominciato ad apprezzare ogni laureato come un patrimonio attivo e a rifuggire come un'onta l'aver generato anche un solo disoccupato".