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SCIENZA E MEDICINA

Ricercatori pro-test e contro i blitz animalisti

Ricercatori pro-test e contro i blitz animalisti
''No alla disinformazione'', ''No alla prepotenza''. "No all'ignoranza".  I ricercatori sono scesi in piazza. Protezione delle forze di polizia.

Sono stati alcuni degli slogan e striscioni esposti in una manifestazione organizzata a Milano a favore della ricerca e della sperimentazione animale. Circa 60 ricercatori, molti dei quali in camice da laboratorio, il 21 aprile hanno organizzato una protesta pacifica dopo l'irruzione di sabato 20 aprile di alcuni animalisti al dipartimento di Farmacologia di via Vanvitelli, a Milano, durante la quale hanno sottratto diversi animali ai laboratori di ricerca.
''I fatti di ieri (sabato, ndr) - spiega all'ANSA Stefano, ricercatore - sono di una gravita' assoluta, e testimoniano il fatto che in Italia non c'e' tutela per il lavoro. I laboratori sono universitari e hanno tutte autorizzazioni per fare quello che fanno. E' inammissibile che nessuno abbia fatto niente per impedire che questi animalisti entrassero e rubassero animali da migliaia di euro, rovinando anni di studi a favore dei malati e di chi soffre''.

Come lui la pensano tanti altri ricercatori riuniti in questo momento in piazza: molti hanno paura per il loro laboratorio, ''temo che possa succedere anche a me, temo per il mio lavoro e la mia incolumità''. Alcuni agenti di polizia hanno sorvegliato la situazione, perche' una decina di animalisti hanno raggiunto i ricercatori  urlando frasi come ''vergogna'', ''assassini'' e ''animali liberi''. I ricercatori, intanto, non rispondono alle provocazioni e fermano i passanti per chiedere loro cosa ne pensano della vicenda. ''Molti si stupiscono della nostra pacatezza - aggiunge Marco, ricercatore di Biologia molecolare - e si accorgono della violenza degli animalisti. Altri dicono di essere contrari alla vivisezione perche' lo hanno sentito dire in tv o su Facebook, ma ammettono, quando spieghiamo loro come stanno le cose, che sono pronti a cambiare idea''.
Giorgia, biologa, osserva: ''pensavamo di venire qui e di doverci difendere con le unghie e con i denti. Invece la gente ci capisce e ci supporta. Peccato solo che manchino i rappresentanti dell'università, a darci man
forte''.

Il precedente è accaduto sabato 20 aprile. Alcuni attivisti di "Fermare Green Hill" sono entrati abusivamente nel Dipartimento di biotecnologie mediche e medicina traslazionale dell'Università degli Studi di Milano, sede in cui opera anche la sezione milanese dell'Istituto di Neuroscienze del Consiglio Nazionale delle Ricerche. I cinque attivisti hanno occupato lo stabulario, e dopo che alcuni si sono incatenati alle porte, hanno impedito l'accesso a polizia e personale di ricerca. Con l'intento di impedire lesioni alle persone coinvolte, i docenti universitari responsabili hanno avviato una lunga e laboriosa trattativa che si è conclusa con l'uscita degli attivisti dal dipartimento, in compagnia di un centinaio di topi e di un coniglio.

Il danno arrecato, difficile da quantificare ma nell' ordine delle centinaia di migliaia di euro, va però ben oltre la perdita degli animali illegalmente asportati, in quanto gli animalisti hanno tolto i cartellini a tutte le gabbie, rendendo non più identificabili gli animali e di fatto mandando in fumo il lavoro di anni di ricerca scientifica e i finanziamenti relativi.
Le ricerche riguardano in gran parte malattie del sistema nervoso, per le quali vi è un disperato bisogno di cure, attualmente non disponibili: autismo, malattia di Parkinson, di Alzheimer, Sclerosi Multipla, Sclerosi Laterale Amiotrofica, sindrome di Prader-Willi, dipendenza da nicotina; le nostre ricerche sono finanziate da enti nazionali e internazionali tra cui Telethon, AIRC, NIDA, Fondazione Cariplo, Fondazione Mariani, Fondazione Sclerosi Multipla, Comunità Europea , Ministero della Ricerca, Ministero della Sanità, Regione Lombardia. I finanziamenti sono ottenuti mediante processi di valutazione rigorosa e i risultati sono pubblicati nelle migliori riviste internazionali nel campo.

Gli attivisti hanno bloccato le ricerche approvate dagli uffici competenti del Ministero della ricerca, condotte secondo le norme nazionali e internazionali sul trattamento degli animali da esperimento, finanziate da enti pubblici ma anche da fondazioni ONLUS, queste ultime sostenute dalle donazioni di cittadini generosi interessati alla salute pubblica.

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