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NUOVO CODICE DEONTOLOGICO

Il conflitto di interessi nella professione veterinaria

Il conflitto di interessi nella professione veterinaria
Quando il Medico Veterinario, pubblico o privato, può dirsi in conflitto di interessi? La domanda trova risposta  nel nuovo Codice Deontologico che dedica all'argomento uno spazio maggiore che in passato. Per la deontologia professionale, il conflitto di interessi  "non è un comportamento ma una condizione".

Il conflitto di interessi "è intrinseco alle professioni della salute ed è al tempo stesso estremamente diffuso e quasi mai riconosciuto come reale criticità". Normato dall'articolo 26 del nuovo Codice Deontologico del Medico Veterinario, il conflitto di interessi viene ulteriormente precisato in una nota di approfondimento, allegata al Codice approvato il 7 aprile scorso dal Consiglio Nazionale FNOVI.

Il Comitato Centrale della Fnovi e gli Ordini provinciali hanno condiviso una impostazione etico-deontologica improntata ad una rigorosa e severa individuazione di un illecito che " mina l'integrità del sistema favorendo la diffusione di interventi inefficaci e inappropriati e alimentando numerosi comportamenti opportunistici". In aggiunta alle norme di legge che regolano la materia, sia in ambito pubblico che privato, il nuovo Codice -di cui la FNOVI e gli Ordini non sono solo i custodi, ma i garanti istituzionali della sua osservanza e per questo investiti di potestà disciplinare- declina la fattispecie del conflitto di interesse allo specifico professionale veterinario.

Obbligo di astenersi- In base all'articolo 26 del Codice, il Medico Veterinario ha "l’obbligo di astenersi dal prestare attività professionale quando questa possa concretizzarsi in un conflitto d’interessi, anche potenziale".

Quando si verifica il conflitto di interessi? Il conflitto d’interessi "si può verificare quando un interesse secondario o la ricerca di un indebito vantaggio personale di qualunque natura possa alterare il comportamento e le scelte nonché il giudizio professionale riguardante l’interesse primario ovvero: la salute pubblica, la salute del paziente, il benessere degli animali, la congruità e la veridicità di una ricerca scientifica e dei relativi risultati, l’oggettività della prestazione, della prescrizione diagnosticoterapeutica, dell’informazione, della formazione e dell’aggiornamento
professionale, della divulgazione scientifica, le finalità istituzionali, i diritti del cliente, i rapporti individuali e di gruppo con industrie, enti, organizzazioni e istituzioni, o con la Pubblica Amministrazione".

Il guadagno e gli interessi secondari-  La nota di approfondimento, in appendice al Codice, aggiunge che il conflitto di interessi si verifica "quando ci si trova nella condizione nella quale un giudizio professionale riguardante un interesse primario tende ad essere influenzato da un interesse secondario quale il guadagno economico o vantaggio personale”. Il conflitto di interessi  "si verifica ogniqualvolta esiste una relazione in grado di compromettere l’indipendenza della persona".
Fermo restando che  il guadagno economico è "una componente ineliminabile di qualsiasi attività professionale, gli interessi secondari non sono di per sé illegittimi in quanto tali, ma il conflitto emerge quando la loro rilevanza tende a prevalere sugli interessi primari, che in medicina veterinaria sono rappresentati dall’insieme dei doveri etici e deontologici e legali quali la salute delle persone, degli alimenti, degli animali, l’integrità della ricerca, la formazione dei professionisti e l’informazione corretta dei cittadini".

Ricerca e rapporti con l'industria- "Numerosi conflitti di interesse influenzano il mondo della ricerca. L'agenda della ricerca è dettata in larga misura dall'industria farmaceutica e biomedicale; le riviste biomediche hanno enormi autonomie per decidere quali studi pubblicare; i medici veterinari ottengono la maggior parte delle informazioni sui farmaci dagli informatori scientifici; il mercato della formazione continua è ricco di iniziative sponsorizzate dall'industria.

Influenze- Il mercato dei servizi professionali risente inevitabilmente di asimmetrie informative che permettono ai sanitari di influenzare sia l'offerta di servizi, sia la domanda dell’utenza: ne conseguono la prescrizione e l'erogazione di interventi inefficaci e inappropriati, in particolare quando il profitto commerciale diventa il movente principale del mercato e i meccanismi di regolazione sono inesistenti o inefficaci.

Veterinari pubblici e convenzionati- I medici veterinari incaricati di attività di controllo ufficiale "non possono essere nella condizione di erogare prestazioni oggetto del loro controllo". Il personale convenzionato "deve essere posto nella condizione di esercitare la libera professione evitando situazioni di conflitto anche potenziale".
Ad integrazione, l'articolo 44  prescrive che "il Medico veterinario dipendente o convenzionato deve assicurare preventivamente l’assenza di possibili conflitti d’interesse e non deve adottare
comportamenti che possano favorire la propria attività libero-professionale ove prevista".
Non è più presente nel nuovo Codice la previsione (ex articolo 47 della precedente stesura) che i Medici Veterinari, dipendenti o convenzionati, prima di dare inizio all’attività privata ne diano informazione ai competenti Ordini provinciali.

Cointeressenza- Rafforza il concetto di indipendenza intellettuale l'articolo 45 (ex articolo 48 di cui riprende invariata la formulazione): "Qualunque forma di cointeressenza, che condizioni la libertà intellettuale e professionale del Medico Veterinario, costituisce violazione del Codice Deontologico".

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