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LA VETERINARIA NON E’ UN BENE DI CONSUMO

LA VETERINARIA  NON E’ UN BENE DI CONSUMO
Diminuire l'Irpef e aumentare l'IVA. In altre parole defiscalizzare il costo del lavoro e fare entrate colpendo i consumi. L'ipotesi di aumento dell'IVA di un punto percentuale viene commentato con preoccupazione dall'Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani. Scotti: Fisco pericolosamente vessatorio, considera una prestazione sanitaria alla stregua dei consumi. Diminuire l'Irpef e aumentare l'IVA. In altre parole defiscalizzare il costo del lavoro e fare entrate colpendo i consumi. Dalle persone alle cose. Questa è la ricetta dell'Europa per l'Italia, "non è colpa del Governo" ha dichiarato Il Presidente del Consiglio. L'ipotesi di aumento dell'IVA di un punto percentuale viene commentato con preoccupazione dall'Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani.

"Sarebbe un duro colpo - dichiara Carlo Scotti, Presidente Senior dell'Associazione in un comunicato stampa- per la sanità veterinaria del nostro Paese". L'aumento dell'Imposta sul Valore Aggiunto - che già grava al 20% sulle prestazioni veterinarie- verrebbe caricato su quel 40% di famiglie italiane che vive con un animale da compagnia.

Con la riforma si potrebbe elevare di un punto percentuale anche quella agevolata del 10% (applicata ai farmaci veterinari). "Le conseguenze economiche sul bilancio familiare si tradurrebbero presto in una contrazione della prevenzione veterinaria, proprio mentre in Italia è più alta l'esigenza di combattere le malattie trasmissibili come la leishmaniosi e zoonosi mortali come la rabbia. Il semplice gesto della prevenzione- garanzia di sicurezza sanitaria per cani, gatti e persone- verrebbe ulteriormente scoraggiato da un Fisco - aggiunge Scotti- che si dimostra pericolosamente vessatorio nel considerare una prestazione sanitaria alla stregua dei consumi".

La manovra sull'Iva comporterà anche un probabile spostamento di beni da un'aliquota all'altra. Il gruppo di lavoro sulla riforma fiscale ha contato 480 forme di agevolazioni e sconti fiscali. L'aliquota agevolata del 10% viene applicata, ad esempio, ai servizi di ristorazione, bar e alberghi, che evidentemente sono classificati come settori ad alta intensità di lavoro, per i quali la Commissione Ue ammette appunto una tassazione ridotta. Vi rientrano anche i servizi per il tempo libero, le vendite all'asta e gli intrattenimenti e i giochi. La veterinaria naturalmente no.

"Quando l'abbiamo spiegato al Ministro Giulio Tremonti- conclude Scotti- abbiamo ottenuto una risposta antieuropea: il gettito nazionale prima di tutto. Oggi ascoltare Bruxelles fa comodo, tassare con un alibi europeo fa dimenticare che per questo Governo le tasse erano il nemico pubblico numero 1".