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EQUIDI, QUATTRO PUNTI CRITICI NELL’ORDINANZA AIE

EQUIDI, QUATTRO PUNTI CRITICI NELL’ORDINANZA AIE
La nuova ordinanza sull'anemia infettiva degli equidi contiene alcune positive innovazioni "ma mantiene quattro aspetti problematici". La LAV commenta il nuovo Piano di sorveglianza nazionale che non soddisfa appieno le aspettative degli operatori. Fra questi la SIVE che sulle malattie infettive degli equidi dedicherà una giornata il 23 ottobre a Milano Cavalli. Con l'Ordinanza 8 agosto 2010, il Ministero della Salute ha introdotto un nuovo "Piano di sorveglianza nazionale per l'anemia infettiva degli equidi". Il provvedimento non soddisfa appieno le aspettative degli addetti e in particolare dei soggetti che avevano partecipato ai lavori preparatori del nuovo Piano. Fra questi la SIVE e la LAV che avevano avanzato una serie di osservazioni tese al miglioramento gestionale della malattia e alla tutela dell'equide.

La SIVE dedicherà un seminario alle malattie del cavallo il 23 ottobre prossimo a Milano e, alla presenza di rappresentanti del Ministero della Salute, farà il punto della situazione in materia di epidemiosorveglianza con particolare riferimento alla gestione dell'anemia infettiva equina, un appuntamento molto atteso che ha già registrato il tutto esaurito. 

"Quella firmata dal Sottosegretario Francesca Martini contiene alcune di queste positive innovazioni ma mantiene quattro aspetti problematici" è il commento della LAV che auspica un nuovo intervento. Questi i punti critici: l'esclusione "immotivata" dai controlli previsti degli equidi destinati alla macellazione; la non differenziazione di trattamenti fra soggetti asintomatici o che possono trovarsi nei diversi stati previsti, quali quelli clinici, come acuto, cronico e quello inapparente; non viene ancora prevista esplicitamente la possibilità per il proprietario di un equide di far effettuare le controanalisi ritenute eventualmente necessarie; non è stato ricordato che, in base al vigente articolo 544 bis del codice penale, l'uccisione di un equide sieropositivo è (seppur effettuata da un medico veterinario in eutanasia) un reato laddove l'animale non sia all'ultimo irrecuperabile e certificato stadio di malattia.

Un altro punto critico è la volontà - avvertono gli animalisti - di volersi disfare del cavallo positivo in quanto inutilizzabile per le attività equestri, dovendo essere relegato in isolamento o con altri equidi nelle stesse condizioni. " In attesa di veder riconosciuto al cavallo lo status di animale d'affezione- osserva la LAV- sarebbe opportuno impossibilitare i proprietari alla cessione degli equidi sieropositivi" e obbligare al mantenimento "nell'ottica della piena assunzione di responsabilità".

Fra i punti innovativi, invece vengono indicati i seguenti: l'obbligo di comunicazione tempestiva degli esiti delle analisi anche al proprietario/detentore (articolo 7 comma 3); la possibilità (art. 7 comma 2) di far convivere più equidi sieropositivi in aree secondo l'Allegato C che la Regione o la Provincia Autonoma consente, si tratta di un imperativo secondo l'Ordinanza ministeriale, a enti locali, associazioni riconosciute di protezione degli animali; la scomparsa della discrezionalità delle ASL sulla movimentazione degli equidi sieropositivi (art. 7 comma 3); la menzione costante della necessità di luoghi che debbano corrispondere alle esigenze etologiche dell'animale, che altro non vuol dire che se si detiene un animale malato non si puà comunque violare il codice penale in materia di maltrattamento; - la riduzione da 500 metri a 200 metri della distanza dei paddock di equidi sieropositivi nei confronti di altri equidi (Allegato C); la scomparsa della voce "equidi di passaggio", anche nei confronti dei quali occorreva garantire la distanza di sicurezza; i 200 metri previsti dall'Allegato C vanno quindi garantiti solo nei confronti di "ogni altro luogo ove siano tenuti anche temporaneamente, altri equidi".