Interessata dall'Anmvi, la Direzione Sostenibilità Ambientale e Tutela Animale ha chiarito i termini della cosiddetta "mutua" che secondo alcuni organi di stampa sarebbe stata creata dal Comune di Torino per far fronte alla crisi economica. Anmvi Piemonte e Ordine di Torino hanno scritto al quotidiano La Stampa.
Il Comune di Torino non ha attivato alcuna "mutua" per gli animali. Interessata dall'Anmvi, la Direzione Sostenibilità Ambientale e Tutela Animale ha chiarito i termini di un servizio sociale destinato a cani di proprietà ospitati nel canile municipale.
Sotto la spessa coltre dell'enfasi demagogica e della disinformazione, c'è un progetto di ben altra portata, addirittura risalente al 2001 (Deliberazione del Consiglio Comunale della Città di Torino, 3 Febbraio 2001) che alle attività gestionali di cattura, mantenimento, cura e custodia degli animali catturati affianca l'esenzione dalle spese per proprietari segnalati dai Servizi Sociali che versano in condizioni di grave disagio e che non possono più convivere con il proprio animale o prendersene cura. La delibera comunale parla di "casi di accertata difficoltà economica e gravi situazioni di disagio, previ gli opportuni accertamenti e controlli d'ufficio, di soggetti proprietari di animali ricoverati temporaneamente in canile a seguito di: sfratti - sgomberi - ricoveri presso Ospedali o case di cura - ricoveri presso comunità di recupero o reparti psichiatrici - detenzione presso Case Circondariali o Istituti penitenziali - sequestri giudiziari dal giorno successivo al provvedimento di dissequestro - stato di fermo per accertamenti di Polizia, e altre eventuali situazioni di necessità ad insindacabile giudizio dell'Amministrazione".
Si tratta di circa 50/60 cani, il cui accoglimento in canile dovrebbe essere temporaneo, ma che di fatto, diventa quasi sempre permanente non solo per l'irreversibilità del disagio sociale in cui versano i proprietari, ma anche per la difficoltà di adozione dei soggetti ospitati e per la scarsa propensione dei proprietari a concedere definitivamente la liberatoria per l'adozione, con conseguenti risvolti sul piano socio-affettivo.
Le prestazioni di base che questi animali ricevono sono prestate dall'associazione protezionistica che si è aggiudicata la gara d'appalto a luglio del 2009, per il tramite dei veterinari da questa indicati. (Capitolato speciale d'appalto per la gestione dei canili e dei gattili municipali, del servizio di cattura degli animali vaganti e di raccolta delle spoglie animali sul territorio cittadino 1 luglio 2009 - 30 giugno 2012).
I Servizi Sociali del Comune di Torino hanno registrato un aumento dei proprietari gravemente disagiati e la permanenza di questi animali nelle strutture ha come conseguenza il sovraffollamento (circa 200 cani nel canile municipale e 80 nel canile sanitario secondo gli uffici comunali) e per le casse comunali (che già spendono 1 milione e 200 mila euro per il canile) un notevole aggravio di spesa.
Il Comune sta valutando, anche alla luce delle recenti ordinanze ministeriali, di introdurre una serie di iniziative per fronteggiare il randagismo canino e felino e altre ipotesi di "veterinaria sociale". Sono allo studio iniziative per la microchippatura agevolata, l'affido consapevole (con il contributo della medicina veterinaria comportamentale) e altre ipotesi di assistenza agevolata che saranno esplorate con le rappresentanze veterinarie del territorio.
Il Comune ha già dato la disponibilità all'Ordine dei Medici Veterinari di Torino e all'Anmvi Piemonte per uno studio di fattibilità del progetto "Leavet" nella città della Mole e per replicare l'esperienza dell'identificazione canina agevolata condotta, con risultati apprezzabili, nella Regione Lazio.
Al quotidiano La Stampa, Anmvi Piemonte e l'Ordine dei Veterinari di Torino hanno scritto lamentando "una superficiale e demagogica inclinazione a "fare notizia" sulla scia di un generico sentimento animalista che indirettamente attribuisce alla medicina veterinaria responsabilità economiche che questa non ha". I rispettivi presidenti, Maurizio Alliani e Cesare Pierbattisti, annotano che i provvedimenti adottati dal Comune non hanno "alcuna connessione con la recessione economica, ma attengono a problematiche socio-assistenziali e di sanità pubblica. E' del tutto arbitrario il parallelo giornalistico con l'attuale congiuntura economica: l'iniziativa del Comune di Torino risale addirittura a deliberazioni del 2001".
"Chi scrive - concludono i presidenti- sta lavorando con l'Amministrazione comunale (regionale e ministeriale) per proporre l'erogazione di livelli essenziali di assistenza veterinaria per indirizzare il rapporto uomo-animale verso regole e principi di legalità, di civiltà e di solidarietà sociale. Questo impegno è già una realtà in molti Comuni, Regioni e Provincie Italiane".