La riforma dell'Università punterà a ''coinvolgere tutti gli enti territoriali nella programmazione". Razionalizzazione dei corsi. Dalla Facoltà si passa al Dipartimento. Per i finanziamenti, il Ministro Gelmini punta al coinvolgimento di banche e soggetti privati. Le Università malgestite potranno essere commissariate. Quindici articoli per il Ddl che riformerà il sistema universitario nazionale Il Ddl Gelmini per la riforma delle Università, quindici articoli in tutto, è pronto ed è già stato consegnato al Consiglio dei Ministri venerdì scorso. A rinviarne l'approvazione è stata l'assenza del Premier. Ma i contenuti circolano già anche grazie alle dichiarazioni rilasciate in più sedi ufficiali dal Ministro dell'Università, Maria Stella Gelmini.
La riforma punterà- ha detto il Ministro - a ''coinvolgere tutti gli enti territoriali nella programmazione che deve essere condivisa e frutto di uno sforzo comune tra enti territoriali che appartengono anche a forze politiche diverse per davvero utilizzare le risorse nel migliore dei modi''.
La valutazione si rafforza: il "nucleo" presente in ogni ateneo con il compito di verificare la qualità dell'attività formativa e scientifica, dovrà essere composto da un congruo numero di esponenti esterni. Ci saranno fusioni, accorpamenti e chiusure delle sedi decentrate che rappresentano delle duplicazioni. Il Cda farà i conti e dovrà decidere su apertura e chiusura di sedi e corsi: undici i suoi componenti, scelti anche fra imprenditori e professionisti.
La legge porterà ad una profonda revisione delle strutture accademiche: il centro regolatore dell'attività didattica e di ricerca sarà il Dipartimento e non più la Facoltà. I vari corsi faranno capo ai Dipartimenti per razionalizzare l'offerta formativa evitando eventuali duplicazioni.
La riforma dell'universita' prevede anche una legge-delega per il diritto allo studio con il coinvolgimento di banche e soggetti privati nel finanziamento di prestiti d'onore e altri provvedimenti orientati a favorire la meritocrazia. Gelmini ha aggiunto che '' il nostro Paese non ha una politica di diritto allo studio, non ci sono risorse, non ci sono i prestiti d'onore e su questo anticipo che andro' a battere cassa perche' credo che sia una pratica che possa dare buoni risultati''.
Il Ministro Gelmini ha anche detto che all'interno del decreto di legge ha valutato, insieme al ministro Tremonti, l'istituzione di "un fondo per il merito, che vedra' la disponibilita' di risorse pubbliche, ma con un invito al settore privato perche' investa nel diritto allo studio". Solo cosi', "recuperando risorse dalle spese inutili e posizionandole direttamente nel sostegno alle famiglie e agli studenti" e' possibile, secondo Gelmini, "dotare il nostro paese di un sistema universitario all'avanguardia".