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IL NOSTRO FARMACO E’ QUELLO VETERINARIO

IL NOSTRO FARMACO E’ QUELLO VETERINARIO
Il medicinale umano non fa per gli animali: non dà le garanzie di sicurezza e di efficacia del farmaco veterinario. Nemmeno a parità di principio attivo. E' questo il presupposto di una ricerca farmacologica commissionata dall'Anmvi, che continua a reclamare la cessione diretta da parte del veterinario curante. L'Associazione rinnova l'invito al Ministero e all'Aisa a sostenere la svolta. Il medico veterinario deve poter disporre liberamente del "suo" farmaco e deve poterlo gestire senza i vincoli anacronistici che persistono nella normativa e nella distribuzione. La cessione diretta al cliente da parte del veterinario curante avrebbe solo conseguenze positive: non solo ovvierebbe al problema del "caro farmaco", ma, favorendo la disponibilità del medicinale veterinario, assicurerebbe l'efficacia terapeutica al paziente animale.

L'Anmvi, infatti, rivendica la superiorità del farmaco espressamente autorizzato per l'impiego sugli animali rispetto a quello umano. Anche a parità di principio attivo. Infatti, il medicinale veterinario è formulato pensando al paziente animale e contiene eccipienti che ne favoriscono l'assorbimento da parte dell'organismo del cane e del gatto.

Una ricerca farmacologica commissionata dall'Anmvi ad un gruppo di esperti metterà in luce i fattori distintivi dell'efficacia del medicinale veterinario, focalizzando l'indagine sui risultati terapeutici, i quali non rappresentano un fattore secondario nella discussione sul rapporto costi-benefici in confronto al farmaco umano, anche in relazione alla questione dell'uso in deroga legato a vantaggi di prezzo. Non da ultimo, la ricerca considera l'evoluzione della disponibilità dei medicinali veterinari che oggi sono in grado di coprire il 90% delle necessità terapeutiche.

La cessione diretta del farmaco veterinario consentirebbe al veterinario di esercitare un maggior controllo sulla propria prescrizione e di contrastare il diffuso fenomeno della sostituzione del farmaco con un altro ad uso umano, erroneamente considerato "omologo". Inoltre, svincolando la cessione dalla prestazione medica, cadrebbero gli attuali ostacoli fiscali dovuti alla differenza di aliquota IVA fra farmaco (10%) e prestazione (20%) e, non da ultimo, si conterrebbero i costi distributivi delle aziende che potrebbero contenerne il prezzo finale, anche in considerazione dello sviluppo che ne avrebbe il settore.

Dei risultati della ricerca commissionata da Anmvi saranno portati a conoscenza i medici veterinari, le autorità ministeriali e l'industria. Nel frattempo, l'Associazione ha rinnovato l'invito al Ministero della Salute e all'Aisa ad aprire un confronto che porti ad una svolta nella gestione del farmaco.