Verifiche microbiologiche e un programma di controlli mirati sugli esercizi etnici che a Milano vendono carne-kebab. Dopo il ritrovamento di un carico di carne irregolare, i veterinari della Asl estendono l'operazione "mangia sicuro" ai locali etnici. Polemica sulla Legge anti-kebab varata ieri dalla Giunta lombarda.
"La merce era prodotta in impianti autorizzati, per quanto abbiamo finora verificato non c'è un rischio potenziale di salute pubblica". A non essere regolare era la "gestione della tracciabilità".
Piero Frazzi, responsabile dei veterinari della Asl di Milano commenta così per il Corriere della Sera la stretta sui controlli nei kebab, scattata in questi giorni dopo il ritrovamento di un carico di carne destinata ai locali etnici di Milano e provincia e dopo l'ispezione di un deposito dove la merce veniva stoccata. I veterinari della Asl, oltre alle analisi microbiologiche, stanno programmando un piano di controlli mirati su tutti gli esercizi etnici che vendono carne-kebab in città.
Il vice sindaco De Corato: " Dalla Asl veterinaria attendiamo l'esito dei prelievi e delle analisi sulle cinque tonnellate di carne sequestrata nel magazzino abusivo scoperto dai vigili del comando di zona alla Bovisasca". Nel deposito c'erano anche alimenti di provenienza sconosciuta per almeno cinque chili di carne, oltre ad altri illeciti di tipo gestionale. Nei primi tre mesi di controllo sui ristoranti cittadini previsti dall'operazione "Mangia sicuro", con il concorso dei servizi di prevenzione veterinaria della Asl, il ritmo dei sequestri di merce avariata è stato di uno alla settimana.
E ieri la Regione Lombardia ha deciso un giro di vite in Lombardia per take-away, kebaberie, ma anche gelaterie, pizzerie d'asporto, rosticcerie e piadinerie. Saracinesce giù tassativamente non oltre l'una del mattino. Posate e bicchieri usa e getta. Vietato consumare sui marciapiedi fuori dai locali. Pena sanzioni fino a 3 mila euro. Era nata dietro la spinta della Lega, per arginare il «fenomeno kebab», i locali arabi aperti giorno e notte, a centinaia solo nei capoluoghi. E per combattere «gli assembramenti» sui marciapiedi, fuori dai ritrovi etnici. Ma sei mesi di revisioni hanno trasformato il progetto di legge «anti-kebab», per ammissione degli stessi esponenti della Lega, in un provvedimento punitivo per tutti gli artigiani del fast food.
La leggina, varata ieri dal Consiglio regionale, in soli sei articoli mette fine «all'anarchia del take-away». Impone limiti contro l'inquinamento acustico. E orari rigidi, anche se non da coprifuoco come chiedeva una delle prime stesure del testo: «Consentita l'apertura dalle 6 del mattino alla una del giorno dopo - spiega Daniele Belotti, bergamasco e consigliere della Lega -. I kebab fino ad oggi non avevano orario». La legge pone dei limiti ai quali solo i sindaci potranno derogare. «Uno strumento in più per la sicurezza», aggiunge il capodelegazione del Carroccio in giunta, Davide Boni. Ma a far discutere è l'articolo 2-comma 2, che «vieta il consumo dei prodotti negli spazi esterni al locale». Cavillo necessario, come spiega il relatore della legge, Carlo Saffioti (Pdl), «per evitare che tali locali chiedano l'autorizzazione ad installare un dehor».