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POINTER CLUB CHIEDE ARCHIVIAZIONE PROCEDIMENTO ENCI

POINTER CLUB CHIEDE ARCHIVIAZIONE PROCEDIMENTO ENCI
Il Presidente del Pointer Club ha chiesto all'Enci di archiviare il procedimento di vigilanza aperto a seguito del "caso Guberti". Spiegate in due lettere pubblicate on line le ragioni che portarono il Pointer Club ad interventi durante il clamore dei fatti. A gennaio, a seguito del sequestro di cani pointer dell'allevamento "Del Vento" di Giorgio Guberti, il Comitato Esecutivo dell'ENCI aveva deliberato di sospendere cautelarmente l'affisso dell'allevamento ravennate e di aprire un procedimento di vigilanza nei confronti del Pointer Club d'Italia ai fini di un eventuale commissariamento straordinario del sodalizio. Il Direttore generale dell'Enci Fabrizio Crivellari motivava il procedimento per "l'iniziativa a sostegno di metodi di allevamento inammissibili".

Il Consiglio Direttivo del Pointer Club d'Italia, riunito nella seduta del 6 marzo ha chiesto all'Enci di "archiviare l'intrapreso procedimento di vigilanza, chiedendo che i Consiglieri del Pointer Club d'Italia, ove lo si ritenga, abbiano ad esser personalmente sentiti". Il Presidente del Pointer Club, Pino Della Torre, ha pubblicato on line la corrispondenza intercorsa con l'Ente e motivato le ragioni della richiesta. Il Consiglio direttivo del Pointer Club, è scritto, "condanna con fermezza ogni metodo di allevamento canino, da chiunque perpetrato, che non tenga nel conto dovuto il benessere degli animali, in ossequio ai Regolamenti dell'ENCI, in rispetto del Codice Etico e delle disposizioni previste dalle normative di presidio sanitario". Lo stesso CD "conferma, senza tema di smentite, di non aver mai ed in alcun modo espresso sostegno ai metodi di allevamento del Dott. Giorgio Guberti" e ribadisce di "attendere l'esito del processo, pienamente fidando nell'operato della Magistratura".

Il Presidente Della Torre lamenta infine "la inopinata, inqualificabile persecuzione subita da dirigenti, rappresentanti e soci del Pointer Club d'Italia, da parte di quanti hanno assurdamente, sciaguratamente ritenuto di accomunarli ad un socio del medesimo sodalizio, indicato come autore dei pii i atroci maltrattamenti di animali, con ciò dimenticando che nessuno può arrogarsi il diritto di accusare, e tanto meno di giudicare, se non quanti commettano riprovevoli azioni e, per certo, non coloro nei confronti dei quali, semplicemente, erroneamente, si supponga ne condividano metodi e malefatte". In conclusione, rileva " serenamente e senza'ombra di iattanza, di non conoscere cosa possa esser chiesto a questo Consiglio di smentire, non essendo dato smentire quel che mai si è assunto".

Con una ulteriore lettera personale, indirizzata sempre al Consiglio dell'Enci, Della Torre chiarisce inoltre: "non credo che alcuno possa pensare ad una mia condivisione dei metodi di allevamento del Dott. Giorgio Guberti che anzi, in più di una occasione, ho apertamente censurato e denunciato così come non ho mai nascosto le mie riserve riguardo alle sue teorie di selezione. Davvero non posso ritenermi responsabile di questo, ne fa fede tutta la mia storia, anche se in quanto Presidente della società specializzata, neppure posso trascurare l'apporto che dai prodotti del suo allevamento è pervenuto alla razza; in ogni senso, positivo o negativo".

Gli interventi decisi sotto la pressione degli eventi, erano dovuti a due preoccupazioni, spiega Della Torre: "il nascere e il diffondersi di iniziative a mezzo internet che a mio parere contribuivano a creare una confusione improduttiva" e "il timore che una non corretta custodia dei cani sequestrati potesse comportare il rischio di veder persi i migliori esemplari dell'allevamento e quello ancor più reale dì veder disseminata e magari utilizzata impropriamente e senza controllo del rapporto genealogico una larga parte dei soggetti".