L'Antitrust demolisce il convincimento che la tariffa minima sia garanzia di qualità della prestazione. Il decoro? Non è riconducibile ad un interesse pubblico. Le conclusioni dell'Agcm dell'indagine su 13 ordini è che le professioni oppongono "resistenza" alle liberalizzazioni. Il Garante del Mercato e della Concorrenza ha messo in discussione l'esistenza di una relazione di causa/effetto tra la predeterminazione degli onorari e la qualità dei servizi prestati. Non solo. Ha anche scardinato i concetti di decoro e dignità professionale, in quanto non riconducibili a d un interesse pubblici: l'interesse generale prevalente è quello della "garanzia della concorrenza rispetto a quello di tutela del decoro o del prestigio della professione. Sono stati respinti, anzi smontati per pezzo per pezzo, i ragionamenti su cui le professioni hanno da sempre difeso i minimi tariffari.
Che la qualità non stia nel minimo tariffario è un convincimento che l'Antitrust ha argomentato nel rapporto conclusivo dell'indagine sugli ordini professionali pubblicato il 21 marzo. Nel contestare la resistenza degli ordini alla totale abolizione delle tariffe minime, l'Agcm spiega perché non può essere sostenuta la tesi (che l'Anmvi e la Fnovi difendono e difenderanno) che il minimo tariffario rappresenta un parametro di qualità.
Si legge nel rapporto conclusivo che "la qualità della prestazione dovrebbe piuttosto essere garantita con la predisposizione di protocolli contenenti le best practice relative alle singole prestazioni professionali. Peraltro, tali protocolli possono costituire anche per i clienti un utile parametro di riferimento per valutare la prestazione del professionista".
Per l'Antitrust "non dovrebbe essere previsto alcun richiamo alle nozioni di decoro o dignità professionale per la determinazione del compenso dei professionisti". L'Autorità parla di "genericità delle nozioni di decoro e dignità professionale" e sostiene che "l'utilizzo di tali concetti giuridici indeterminati nell'ambito di codici deontologici con riferimento alla determinazione del compenso non sia giustificato sotto il profilo antitrust. La nozione di decoro utilizzata in ambito deontologico "dovrebbe mirare a salvaguardare l'etica professionale, ossia a garantire il corretto espletamento della professione, non potendo invece informare i codici deontologici nelle parti relative all'iniziativa economica dei professionisti ovvero ai rapporti economici con gli utenti.
Secondo tale prospettiva, l'Autorità auspica, pertanto, che la nozione di decoro sia utilizzata nei codici di condotta come principio generale dell'agire del professionista, potendo essere volta, a titolo esemplificativo, a garantire lo svolgimento diligente ed esaustivo delle prestazioni professionali richieste, la coscienziosa preparazione tecnica, la disponibilità all'aggiornamento continuo anche dei collaboratori e dipendenti, l'efficiente organizzazione dell'équipe professionale, la correttezza professionale nei confronti dei colleghi e degli utenti".