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GELMINI: IL DECRETO NON E’ LA RIFORMA

GELMINI: IL DECRETO NON E’ LA RIFORMA
E' in vigore, il Decreto Legge del Ministro Gelmini sulle "Disposizioni urgenti per il diritto allo studio, la valorizzazione del merito e la qualita' del sistema universitario e della ricerca". Ma sono le linee guida per l'Università che porteranno la vera riforma. E forse l'abolizione del valore legale della laurea. Il decreto "Disposizioni urgenti per il diritto allo studio, la valorizzazione del merito e la qualita' del sistema universitario e della ricerca" non è la riforma dell'Università. Parola del Ministro Maria Stella Gelmini che adesso lavora alle Linee Guida.

Le linee guida per il mondo accademico già illustrate in Consiglio dei ministri saranno oggetto di confronto con il mondo accademico e in Parlamento. «Le linee guida sono un documento programmatico di legislatura - ha spiegato Gelmini - che offriamo al dibattito con il mondo accademico e che sarà oggetto di discussione nelle commissioni competenti e nelle Aule parlamentari». Quattro le priorità delle linee guida: la riforma del reclutamento dei docenti e dei ricercatori, la riforma del dottorato di ricerca, un forte impegno sulla valutazione e riforma della governance.

Il Ministro non prende posizione, ma ha già rilasciato considerazioni critiche anche sul valore legale del titolo di studio, "un istituto le cui ragioni d'essere sembrano superate" a favore dell'accreditamento del corso di laurea. Dovrebbe essere questa la via per garantire "il valore sostanziale dei titoli rilasciati dagli atenei, superando una concezione formalistica che è anche causa, non ultima, di alcune degenerazioni del sistema". Verranno quindi definiti degli standard precisi che potranno dare precise garanzie agli studenti, rendendo possibile la trasparenza dell'offerta didattica, la mobilità e la compatibilità con il resto d'Europa.

Per ora, il Decreto in vigore, stabilisce che a decorrere dall'anno 2009, al fine di promuovere e sostenere l'incremento qualitativo delle attivita' delle universita' statali e di migliorare l'efficacia e l'efficienza nell'utilizzo delle risorse, una quota non inferiore al 7 per cento del fondo di finanziamento ordinario sarà ripartita prendendo in considerazione: a) la qualita' dell'offerta formativa e i risultati dei processi formativi; b) la qualita' della ricerca scientifica; c) la qualita', l'efficacia e l'efficienza delle sedi didattiche.