Il Ministro dell'Istruzione e dell'Università, Mariastella Gelmini, ha annunciato al meeting di Rimini di voler abolire il valore legale del diploma di laurea. Si chiuderebbe l'epoca del "pezzo di carta".
La laurea non è di per sé un titolo sufficiente ai concorsi pubblici né per l'abilitazione. E' questa la conseguenza pratica dell'abolizione del "valore legale" della laurea. Il mito del "pezzo di carta" riconosciuto dallo Stato potrebbe essere presto archiviato se il Ministro Mariastella Gelmini manterrà le intenzioni espresse al Meeting di Rimini per "liberalizzare il sistema scolastico e universitario".
«L'abolizione del valore legale del titolo di studio - ha spiega il ministro - rappresenta il punto di arrivo di un progetto riformista nell'ambito del quale ci sono altre cose da far prima: l'applicazione dell'autonomia, del principio di sussidiarietà, di nuove regole di valutazione. Per ora mi accontenterei di avviare questo progetto riformista». Il progetto non è comunque una priorità.
L'alternativa al valore legale è spiegata da Valentina Aprea, presidente della Commissione Cultura della Camera. Si tratterebbe di eliminare i curriculum nazionali, ovvero i programmi di studio uguali per tutti pur mantenendo fermi gli obiettivi di apprendimento su scala nazionale. La certificazione finale del percorso- ovvero gli esami di maturità e la tesi di laurea - sarebbero assegnate a soggetti esterni, sulla scorta delle anglosassoni società di rating. Nel caso della tesi di laurea questo soggetto esterno potrebbe essere la neonata Anvur, l'Agenzia Nazionale di Valutazione dell'Università.
Il responsabile scuola di AN, Giuseppe Valditara, chiarisce con un esempio legato alla maturità: "Invece di certificare come accade oggi che i ragazzi hanno studiato inglese per cinque anni, si certificherà come sono in grado di parlarlo".
Le parole ispiratrici sono "Autonomia, valutazione e merito". E se l'opposizione è fermamente contraria ad applicarle alla scuola, per quanto riguarda l'università lascia uno spiraglio: all'università - si dice nel Governo ombra- dove l'utenza è più matura una diversa certificazione dei risultati finali, più trasparente, farebbe emergere per davvero gli atenei e gli studenti migliori.