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PARCHI, SALVAGUARDARE ANCHE I MEDICI VETERINARI

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I medici veterinari che operano da molti anni nei parchi, con diverse tipologie di contratto (Collaboratori, Liberi professionisti convenzionati ecc.) vengano assunti a tempo indeterminato e con qualifica di medico veterinario, in modo da poter esercitare continuativamente le competenze professionali specifiche ormai irrinunciabili nella gestione di queste aree. E’ la richiesta che il Presidente dell’ANMVI, Carlo Scotti, ha avanzato ai Ministri dell’Ambiente e della Salute in una lettera in cui spiega che da molti anni gli Enti gestori delle aree protette, Parchi Nazionali in particolare, utilizzano stabilmente, con contratti di collaborazione di vario tipo, professionisti veterinari che dedicano tutto il loro tempo alle attività consulenza sanitaria per la gestione faunistica e i problemi di interazione fra popolazioni selvatiche e attività zootecniche nelle aree parco. Questo stabile rapporto di lavoro, che tuttavia è di fatto “precario” in quanto costituito sulla base di contratti annuali o addirittura mensili, rinnovati con continuità da vari anni, trova la sua ragion d’essere nel fatto ormai è riconosciuto l’importante ruolo del veterinario per gli aspetti relativi alla ordinaria gestione delle popolazioni selvatiche e alla salvaguardia della biodiversità nel senso della salvaguardia del benessere degli ecosistemi. E’ infatti innegabile, prosegue la nota dell’ANMVI, che la conoscenza dello stato di salute degli animali sia condizione indispensabile per assicurare la tutela delle specie protette: in molti casi la riuscita di complessi e costosi interventi di gestione faunistica è stata gravemente compromessa dalla carenza di informazioni sanitarie e dalla mancanza di cognizioni ecopatologiche e quindi dalla possibilità di prevedere il rischio sanitario e di attuare idonee misure preventive o di controllo. La lettera ai Ministeri di competenza è del 5 dicembre scorso.