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SI E' CONCLUSO L'VIII CONGRESSO NAZIONALE ANMVI

Quali sono gli spazi di competenza e di collaborazione fra veterinaria pubblica e veterinaria privata per garantire la sanità animale e la sicurezza alimentare? All’VIII Congresso Nazionale dell’ANMVI, conclusosi ieri presso la sede cremonese di Palazzo Trecchi, tutti gli attori della filiera veterinaria hanno portato il loro contributo ad una sala gremita di Colleghi. E sul tema c’è stato anche il contributo del Ministro della Salute Livia Turco che in un messaggio inviato al Presidente dell’ANMVI, Carlo Scotti ha confermato “la necessità di istituire un sistema di reti di sorveglianza epidemiologica che abbia ricadute positive non solo sulla sanità animale, ma anche sulla sicurezza alimentare”. Si tratta di un sistema, scrive Livia Turco, “cui va riconosciuto il ruolo di elemento generatore di un profondo rinnovamento della gestione della sanità animale e della salute pubblica”, che deve consentire di “raggiungere e mantenere lo status di territorio ufficialmente indenne e nello stesso tempo favorire lo sviluppo della capacità di interpretare le dinamiche evolutive delle malattie attraverso una maggiore reperibilità di informazioni di carattere epidemiologico”. “L’obiettivo da raggiungere – conclude il Ministro ” è rappresentato dall’istituzione e dalla effettiva operatività di un sistema di reti di sorveglianza e la sempre maggiore attenzione da rivolgere nei confronti delle professionalità coinvolte, in primo luogo quella del veterinario.” L’attenzione è sul veterinario aziendale , quel “direttore sanitario” dell’allevamento, anello mancante della rete di sorveglianza, che di fatto non ha ancora una piena investitura giuridico-legale e non dispone di strumenti di raccordo formale con l’autorità di controllo ufficiale. Sopravvivono resistenze e diffidenze: al veterinario aziendale si chiede l’impegno ad una effettiva assunzione di responsabilità, al veterinario ufficiale di avvantaggiarsi del patrimonio di conoscenza pratica del veterinario libero professionista. Perchè le segnalazioni possano efficacemente giungere all’autorità di controllo è quindi necessario formalizzare il canale di trasmissione delle informazioni provenienti dal veterinario clinico, nel suo duplice ruolo di supporto al veterinario ufficiale e di consulente dell’allevatore attraverso l’attuazione delle Buone Pratiche di Allevamento. Non mancano gli esempi regionali, come quello illustrato da Gabriele Squintani, Responsabile dei Servizi Veterinari dell’Emilia Romagna, in grado di prefigurare l’efficacia e la rilevanza di questo raccordo pubblico-privato. Che occorra “un coordinamento più ampio dentro la veterinaria” è stato sottolineato dallo stesso Sen Antonio Tomassini che ha invitato la platea a “superare la dicotomia tra pubblico e privato”, contro il “rischio di uno scippo di un tesoro professionale da custodire invece dentro la Sanità” . Servono “rapporti di pari dignità tra pubblico e privato” ha detto Tomassini, in veste di Presidente della Commissione d’inchiesta del SSN, che ha visto nel progetto Leavet, “la strada per far intervenire il privato nel sistema pubblico”, specie a fronte di una realtà normativa settorializzata e parcellizzata, come nel caso delle norme sul randagismo indicatrici di “una forte necessità di legislazione” in campo veterinario. E da Legislatori l’On Collega Gianni Mancuso ha presentato la proposta di legge per la creazione della medicina veterinaria di base, mentre il Collega On Rodolfo Viola ha parlato di un “accordo di sistema”. “Il patto va fatto dentro la veterinaria, per ricostruire il ruolo della veterinaria nella società”, e va fatto ad un tavolo organizzato presso il Ministero della Salute. L’invito è stato lanciato in diretta al rappresentante del Governo presente in sala, Ferdinando Sbizzera, portavoce del Sottosegretariato alla Veterinaria. “Non siamo più percepiti- ha detto Viola- invocando uno sforzo o di sburocraticizzazione del settore pubblico a favore di una valorizzazione dei talenti libero professionali “che hanno la percezione immediata del cliente”, senza dimenticare i meriti dei Servizi Veterinari italiani in uno scenario europeo che vede invece la persistenza di emergenze di sanità animale, “tanto che alcuni Colleghi europei si stanno chiedendo se non sia meglio passare alla sanità”. “Per mettersi attorno ad un tavolo occorre che nessuno voglia andare ad occupare spazi degli altri”, è stato detto a chiare lettere dalla componente sindacale pubblica presente in sala. Una occasione di verifica della volontà a mantenere gli equilibri del patto interno sarà data dalla regolamentazione della libera professione intramuraria veterinaria. Il Senatore Paolo Bodini, relatore della Legge 120/2007 ha sottolineato che “non ci devono essere sovrapposizioni fra controllore e controllato”. Ancor più netto sul tema il Responsabile dei servizi veterinari dell’Umbria, Gonario Guaitini , che ha invitato la platea a “non fare battaglie di retroguardia” e ad impegnarsi per “garantire l’imparzialità”. Occorre fare in modo, ha detto, che “chi esplica i controlli sia libero da qualunque conflitto di interessi”, impegnandosi a scongiurare il minimo rischio di sospetto a vantaggio dell’autorevolezza degli stessi controlli: “poi - ha concluso- facciamoci pagare l’esclusività in maniera adeguata”. Una concreta esperienza di nuove sinergie è data dalla specialistica convenzionata, illustrata per la prima volta ai veterinari dalla stessa Struttura Interregionale dei Sanitari Convenzionati (SISAC). Luigi Covolo , del coordinamento SISAC ha invitato la Categoria “a fare sistema” e a vigilare affinché il contratto dei veterinari convenzionati, siglato dalla delegazione di parte pubblica e dai sindacati rappresentativi, non venga disatteso a livello regionale. Dove invece trova applicazione è nel Lazio, in base ad una esperienza attuativa che è stata testimoniata da Ugo Della Marta , Responsabile dell’Area di Sanità Veterinaria della Regione. Sullo sfondo di temi trattati dal congresso ha pesato l’ombra nera della questione occupazionale e delle competenze da tutelare, sia in campo pubblico che privato. Invecchiamento, miopia, ritardi e sovraffollamento “sono i limiti di una professione che deve ripensarsi con urgenza” – ha dichiarato il Presidente dell’ANMVI - e che deve avere il coraggio di percorrere le soluzioni possibili”. Sulla questione universitaria è intervenuto il Presidente SISVET Antonio Pugliese, annunciando, fra l'altro, un incontro plenario per il 6 dicembre al Ministero della Salute dedicato alla formazione veterinaria. Le conclusioni del convegno sono state affidate al Presidente della FNOVI Gaetano Penocchio che ha riportato le linee di indirizzo della Federazione sui temi trattati. La giornata congressuale è stata preceduta, sabato 17 novembre, da una riunione della Dirigenza nazionale e regionale dell'ANMVI.