Il canile rappresenta sempre di più il punto di confluenza delle problematiche riguardanti l’integrazione del cane all’interno della famiglia e più in generale della società, da qui l’urgenza di modificare lo statuto di questi centri nelle loro coordinate strutturali, gestionali e di servizio. Il medico veterinario deve poter riprendere in mano la questione canile, ma per farlo con successo e credibilità deve affiancare alla sua tradizione sanitaria quella di comportamentalista, che opera cioè per favorire e valorizzare l’interfaccia uomo-cane. Sono le premesse del saggio “Il canile come presidio zooantropologico” pubblicato da Edizioni Medico Scientifiche per SISCA, la Società Culturale di Scienze Comportamentali Applicate. Il libro è curato da Roberto Marchesini, Presidente SISCA, e si avvale di sedici collaborazioni qualificate, fra cui i colleghi Maria Chiara Catalani, Raimondo Colangeli, Franco Fassola, Tommaso Furlanello, Elena Garoni, Sabrina Giussani, Olga Pattacini e Gaspare Petrantoni . Dal canile come problema culturale, il libro sviluppa l’approccio zooantropologico per fare del “rifugio” un centro di valorizzazione del rapporto con il cane. Osserva Marchesini che il canile “ ha assunto il profilo sinistro di “discarica di cani”, incapace di promuovere servizi di prevenzione dell’abbandono e di adozione. La mancanza di un progetto complessivo di turn over dei cani ospitati e parallelamente il persistere di una mentalità tesa a vedere il canile come un centro a valle dei processi di smagliatura dell’integrazione sociale e affiliativa del cane sta portando al collasso queste strutture. La visione pietistica che informa il concetto di rifugio induce a mantenere i cani all’interno e a trasmettere un’immagine non valorizzata degli stessi ma a insistere sul tasto della compassione, limitando l’orizzonte dei potenziali adottanti”. Ovviamente, una rivisitazione del canile implica una riformulazione delle coordinate strutturali, gestionali e di servizio di questi centri ma altresì una metamorfosi profonda della percezione stessa di tali strutture. Questa trasformazione richiede di rivedere la formazione del personale interno, operatori e volontari, e di impostare delle strategie manageriali di corretta gestione delle risorse. Il saggio intende dare delle linee guida per implementare progetti di formazione e di gestione interna dei canili che sappiano andare nella direzione dei servizi zooantropologici e parimenti delle direttive circa le caratteristiche strutturali che consentono di metterli in atto.