Varia dagli 8,5 miliardi di euro, ovvero lo 0,6% del Pil, a ben 92 miliardi di euro, quasi l'intero bilancio annuale del Servizio sanitario nazionale, il costo di una eventuale pandemia di influenza aviaria. A stimare i danni che il virus H5N1 produrrebbe nel nostro Paese se mutasse fino alla trasmissione da uomo a uomo è Paolo Tedeschi, dell'università Bocconi, che in un convegno ieri a Roma sul tema della 'Globalizzazione e salute', presenta i numeri di un'eventuale pandemia. "I danni economici diretti - afferma Tedeschi, numeri alla mano - varierebbero tra i 965 e i 1.526 miliardi di dollari l'anno nei Paesi più esposti, con riduzioni del Pil tra il 2% e il 6,5%. Senza contare - prosegue l'economista - che le stime attestano al 20-60% il tasso di assenteismo per 2-4 settimane rispetto a ondate pandemiche con cadenza di 3-8 settimane". E se la pandemia dovesse davvero arrivare, l'Italia, ad oggi - spiegano gli esperti riuniti al convegno - è pronta a garantire una scorta di farmaci antivirali per circa il 6,6% della popolazione, mentre l'Oms raccomanda di non scendere al di sotto del 25%. Tuttavia, gli antivirali non sono l'unica strada possibile per combattere il virus H5N1. Strade alternative sono costituite dai vaccini prepandemici - già esistenti e realizzati sulla base dei ceppi virali delle persone già colpite da aviaria - nonché il vaccino vero e proprio che, tuttavia, potrà essere utilizzato solo a pandemia in corso. "Non è possibile stabilire a priori - riconosce Fabio Franzetti, infettivologo e docente dell'università di Milano - quale sia la strada migliore da intraprendere. Certo ogni Governo dovrebbe studiare la propria disponibilità di farmaci e vaccini a priori, per capire quale strada, in caso di pandemia, sia giusto intraprendere". (Adnkronos Salute)