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QUALE FUTURO PER LA FONDAZIONE ONAOSI?

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Nel corso della riunione indetta mercoledì 3 ottobre dal Sottosegretario alla Salute Serafino Zucchelli le Federazioni degli ordini sanitari e i sindacati professionali hanno discusso “ le previsioni della legge finanziaria 2008 chiamata a fornire i criteri tali da consentire al CdA di fissare le quote associative, consentendo alla Fondazione di uscire dalla situazione conseguente alla sentenza n. 190 del 5 giugno 2007 della Corte costituzionale”. Lo riferisce un comunicato della FNOVI, presente all’incontro nella persona del suo Presidente, Gaetano Penocchio. “L’ONAOSI non è un Ente inutile, almeno non lo è stato per le migliaia di orfani di colleghi che ha assistito nel tempo”- dichiara Penocchio- che per il futuro aggiunge: “Gli iscritti esprimano direttamente le proprie rappresentanze e le Federazioni assicurino quel ruolo di garanzia e di rappresentanza propri dell’istituzione ordinistica. La FNOVI non vuole entrare nel carnevale delle poltrone, ma non vuole abdicare al proprio ruolo”. Nel corso della riunione è stato anche valutato l’ingresso volontario in ONAOSI di altre professioni sanitarie. L’incontro ha preso le mosse anche dall’iniziativa assunta da alcune sigle sindacali della dirigenza medica ( ANPO, UIL FPL, CGIL Medici e UMSPED) volte ad eliminare l’obbligo di contribuzione all’ONAOSI per i dipendenti pubblici, così da arrivare ad un esclusivo regime di contribuzione volontaria. Il Presidente dell’ANMVI, Carlo Scotti ha lamentato la mancata convocazione di rappresentanze dei contribuenti privati in una nota indirizzata al Ministro della Salute e ai Sottosegretari Patta e Zucchelli. “Le federazioni e le sigle sindacali – dichiara- non esauriscono le categorie degli interlocutori. Fra questi andrebbero opportunamente annoverati i sanitari privati che hanno sopportato la contribuzione dal 2003 al 2006 e che ora non possono essere esclusi, sia in quanto aderenti alla Fondazione nelle modalità della contribuzione volontaria, sia rispetto agli accertati profili di incostituzionalità di quanto versato in passato”.