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QUALIFICHE , IL PARERE DELLE REGIONI

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La Conferenza Stato- Regioni ha espresso il proprio parere sullo schema di decreto legislativo di recepimento della direttiva 2005/36/CE relativa al riconoscimento delle qualifiche professionali. Per quanto bilanciato e rispettoso della Carta costituzionale e delle competenze statali e regionali in fatto di professioni, lo schema di decreto dovrebbe prevedere un maggior coinvolgimento del livello regionale. Vengono quindi proposte alcune modifiche al procedimento di riconoscimento professionale ( in particolare si chiede che l’uso della conferenza di servizi da parte delle autorità regionali competenti per il riconoscimento dovrebbe essere facoltativo e non dovrebbe essere imposto dal legislatore statale); si propone anche di intervenire sulla modalità di scelta del tipo di provvedimento con cui le autorità regionali dovrebbero riconoscere le qualifiche ( le Regioni chiedono di “essere libere di individuare tali autorità in enti non monocratici e quindi privi del potere di adottare decreti”).Si chiede inoltre di prevedere anche un rappresentante designato dalla Conferenza Stato Regioni nella valutazione congiunta dei casi più rilevanti e complessi, in sede di confronto tra Stato e Regioni sull’applicazione del Decreto. Da ultimo la Conferenza ritiene necessario che anche le autorità regionali, al pari di quelle statali, possano subordinare il riconoscimento a eventuali misure formative compensative, qualora l’attività riconosciuta abbia forte connotazione territoriale. E su formazione e aggiornamento anche la Commissione Igiene e Sanità del Senato ha avanzato critiche: “nel nostro Paese è previsto un aggiornamento permanente obbligatorio attraverso l’educazione medica continua a garanzia della qualità delle prestazioni. Tale principio, così come la formazione di base e specialistica, è un valore aggiunto che deve essere valido anche per il professionista migrante”. Inoltre, l’articolo 5 individua opportunamente come autorità competenti i ministeri ai fini del riconoscimento delle qualifiche, ma secondo la Commissione "manca un coinvolgimento degli ordini professionali nelle procedure di verifica e certificazione dei titoli e delle attività professionali svolte". La Commissione si richiama alla stessa Direttiva Zappalà, dove si legge che “l’agevolazione della prestazione dei servizi deve essere garantita nel contesto della stretta osservanza della salute pubblica e della tutela dei consumatori" e che "la presente direttiva non pregiudica le misure necessarie a garantire un elevato grado di tutela della salute dei consumatori".