L'influenza aviaria continuerà a diffondersi anche se la risposta al virus mortale H5N1 è migliorata negli ultimi tre anni. Lo sottolinea il responsabile dell'Ufficio veterinario della Fao, Joseph Domenech, nel corso della conferenza stampa, organizzata in occasione della Riunione tecnica su "Influenza aviaria ad alta patogenicità e infezione da H5N1 nell'uomo", in corso di svolgimento fino al 29 giugno presso la sede della Fao a Roma. "Nei circa 15 paesi in Asia, Europa Orientale e Medio Oriente, il virus H5N1 è stato rapidamente scoperto e quindi eliminato o controllato" rimarca Domenech, aggiungendo che i paesi più colpiti sono stati molto aperti riguardo ai nuovi focolai epidemici. " Ciò dimostra che si sta prendendo sul serio la minaccia che l'H5N1 rappresenta. Oggi i paesi sono più preparati e hanno migliorato i loro sistemi di risposta al problema", sentenzia l'esperto della Fao. Domenech tuttavia non si dimostra compiaciuto dei risultati. Fa riferimento soprattutto ai recenti focolai epidemici in Bangladesh, Ghana, Togo, nella Repubblica Ceca ed in Germania,evidenziando che "costituiscono un chiaro monito a tener presente che il virus può ancora estendersi ai paesi nuovi o in quelli già infettati in precedenza".Ed è altrettanto chiaro nell'avvertire che "una potenziale pandemia influenzale nell'uomo non si può escludere finché il virus continua ad essere presente nei polli". A tal proposito, mette in guardia che vi sono ancora serie preoccupazioni per la situazione globale della malattia con particolare riferimento all'Egitto, all'Indonesia e alla Nigeria. "Anche se l'influenza aviaria è scomparsa dai nostri schermi TV, non significa che non vi siano più rischi. L'influenza aviaria non è un evento irripetibile, la comunità internazionale dovrà convivere con la malattia per molti anni a venire," ha ancora ribadito a questo riguardo.Fronteggiare la malattia non è certamente facile in quanto la persistenza del virus richiederà un impegno finanziario e politico a lungo termine da parte dei governi e della comunità internazionale."Ciò che rende così difficile la battaglia contro l'influenza aviaria, precisa Domenech, sono la produzione di pollame e le pratiche di commercializzazione ad alto rischio che ancora si registrano in molti paesi". Porta l'esempio dell'Indonesia con più di 13 000 mercati di polli vivi in cui volatili di diverse specie stanno tutti insieme. Ecco dove il rischio continua a permanere alto. " Una regolazione socialmente ed economicamente equa della produzione e della commercializzazione del pollame per la fornitura di un prodotto più sicuro, dichiara Domenech, è essenziale per ridurre il rischio di infezione. Senza dimenticare che rimangono indispensabili servizi veterinari efficienti e una migliore partnership pubblico/privata per ottimizzare sorveglianza e attività di controllo".Proprio per questo il responsabile dell'Ufficio veterinario della Fao chiede che venga intensificato il monitoraggio della circolazione del virus, particolarmente nei paesi che impiegano vaccini per il pollame. Secondo Domenech infatti "il virus H5N1 non è stabile e muta continuamente". Come dimostra la comparsa l'anno scorso in Cina di un nuovo ceppo virale con caratteristiche immunologiche diverse, probabilmente proveniente dall'Indonesia, che ha reso necessario modificare i vaccini in uso nella regione interessata. ( fonte: aol.it)