Due veterinari della Asl dell'Aquila sono stati condannati a due mesi di reclusione dal Tribunale del capoluogo abruzzese per maltrattamento di animali per avere ucciso ''senza necessita''', come mandante ed esecutore, nove cuccioli di cani randagi trovati da un signore nel suo giardino nell'ottobre 2004. Lo ha reso noto la sezione dell'Aquila della Lega Anti Vivisezione (Lav). Il Tribunale ha, inoltre, sancito valida la costituzione di parte civile da parte della Lav riconoscendole anche un danno morale simbolico. ''I veterinari - si legge in una nota della Lav - avevano ammesso che per presunti motivi di 'ordine pubblico' avevano proceduto alla soppressione di cani di proprieta' giustificati da un articolo della legge regionale abruzzese, del tutto superata dalla riforma del Codice penale a tutela degli animali in vigore dall'agosto del 2004. Con questa sentenza si chiarisce - si prosegue nella nota - che le uniche motivazioni valide legalmente per la soppressione di cani o gatti sono, in maniera eutanasica, la certificata incurabilita' o la comprovata pericolosita' ''. La Lav chiedera' al direttore generale della Asl ''di prendere i conseguenti opportuni provvedimenti oltre che di rafforzare le iniziative di prevenzione del randagismo, mentre all'Ordine dei Medici Veterinari chiedera' la sospensione dei due iscritti dall'albo e quindi l'impossibilita' a esercitare la professione, per la violazione del Codice Deontologico secondo il quale l'iscritto deve operare 'alla promozione del rispetto degli animali ed al loro benessere in quanto esseri senzienti'. (ANSA).