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RICONOSCERE LE SPECIALIZZAZIONI VETERINARIE

Da tempo i veterinari che si occupano di medicina comportamentale chiedono il riconoscimento delle loro competenze, una qualifica istituzionalmente approvata e visibilità. Quello dei comportamentalisti è uno dei fronti più esposti all’abuso di professione e alla pressione di figure concorrenti (etologi, addestratori, psicologi, laureati triennali, ecc.). L’ennesima conferma arriva da un articolo pubblicato questo mese da AIRONE, dove si illustra l’attività di una dottoressa, non veterinaria, che ha conseguito il Master in comportamento presso l’Università di Pisa (all’epoca in cui la frequenza era stata estesa anche a laureati non veterinari). La mancanza di competenze definite e riservate consente a figure professionali diverse dal medico veterinario di esercitare in ambiti solo apparentemente non clinici, così come la mancanza di visibilità presso il pubblico- solo in parte superata dal Decreto Bersani- non consente ai comportamentalisti una piena affermazione presso l’opinione pubblica. Analogo deficit è poi sofferto in sede legislativa, là dove si chiama in causa la figura del veterinario comportamentalista (è il caso ad esempio delle proposte di legge sulla pet therapy) senza che il Legislatore possa disporre di un riferimento qualificato riconosciuto e riconoscibile. Il Consiglio Direttivo dell’ANMVI nel corso dell’ultima riunione del 10 febbraio ha iniziato, presenti il Vice Presidente SISCA, Raimondo Colangeli e il Presidente SIVAE, Lorenzo Crosta, a ragionare sul problema, quindi il Presidente Carlo Scotti ha scritto alla FNOVI per chiedere l’attivazione di un tavolo di lavoro. Dal Presidente della Federazione, Gaetano Penocchio , è arrivata la piena disponibilità ad affrontare un problema sentito non solo nel settore del comportamento animale: anche i veterinari che si occupano di animali esotici hanno sollevato analoghe esigenze, così come reclamano un proprio status coloro che praticano le medicine non convenzionali. Più in generale, il problema si pone nei confronti di tutti gli specialisti che- malgrado le Scuole di specializzazione universitarie, Master o College Europei- per il nostro ordinamento restano inquadrabili, come medici veterinari tout court.