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AVIARIA, UN RUOLO ANCHE PER IL COMMERCIO

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A Ginevra, dal 7 al 9 novembre prossimo, avrà luogo una riunione tra i rappresentanti dell'OMS, della Fao e della Banca Mondiale per discutere della questione del virus dell'influenza aviaria e per studiare possibili politiche di prevenzione e di risposta per un eventuale pandemia umana. Il summit prenderà le mosse dai risultati della conferenza internazionale FAO-OIE conclusasi a fine maggio e nella quale oltre 300 studiosi e ricercatori, provenienti da più di 100 paesi che si sono riuniti in conferenza a fine maggio, hanno anche riconosciuto che il virus si è diffuso principalmente attraverso il commercio di pollame, sia legale che illegale. La conferenza ha fatto notare che gli attuali focolai in otto paesi africani sembrano connessi con il pollame domestico e principalmente da far risalire al commercio per il consumo umano, incluso quello illegale. Ciononostante, si è giudicato indispensabile continuare il lavoro di analisi per capire appieno come si sia introdotto il virus. "Occorre mobilitare la comunità internazionale dei donatori per migliorare i servizi veterinari dei paesi in via di sviluppo, specialmente in Africa ed in Asia", ha detto il Dr.Brückner, Responsabile del Dipartimento Tecnico e Scientifico dell'OIE. "Saggi investimenti promuoveranno il rilevamento precoce nei volatili selvatici ed una risposta rapida ai focolai di malattia", ha aggiunto il Dr.Brückner. La gestione della malattia dovrebbe basarsi migliori norme igieniche e di biosicurezza a livello di produzione e commercializzazione, in tutti i settori avicoli, per minimizzare, ad esempio, il possibile contatto tra specie domestiche e selvatiche, si raccomanda nelle conclusioni. Si auspica inoltre l'istituzione di un sistema di monitoraggio a livello mondiale per seguire i movimenti dei volatili selvatici, una struttura aperta a tutte le istituzioni coinvolte, includendo tra esse i centri scientifici, le organizzazioni contadine e venatorie, e le società che si occupano di protezione della fauna selvatica e di bird watching. I partecipanti hanno bocciato l'idea di cercare di fermare la diffusione del virus mediante l'uccisione degli uccelli selvatici. "La distruzione degli habitat o attività di caccia degli uccelli selvatici indiscriminate sono una risposta scientificamente non giustificata", si legge in una delle raccomandazioni finali. I partecipanti, precisa un comunicato della Fao, hanno ammesso di non avere ancora una risposta univoca su altre questioni centrali: il ruolo degli uccelli selvatici nella diffusione della malattia in oltre 50 paesi in tre diversi continenti, e se i volatili selvatici debbano o meno considerarsi adesso serbatoi permanenti del virus. Se lo sono, con tutta probabilità porteranno il virus con sé nelle future migrazioni. Altrimenti il virus H5N1 potrebbe recedere naturalmente, quando gli animali infetti muoiono, o mutare in forme meno aggressive. "Questa è una delle questioni aperte allo stato delle conoscenze scientifiche attuali", ha precisato Joseph Domenech, a capo del Servizio Veterinario della FAO." "Bisogna perciò intensificare la ricerca".