Con riferimento al caso di BSE scoperto nel bergamasco, l’Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani ha ribadito alle agenzie di stampa che tutti gli animali destinati al consumo umano sopra i ventiquattro mesi (termine modificato in trenta mesi dal Senato il 23 marzo scorso, sulla scorta di indicazioni scientifiche dell’Unione Europea) vengono obbligatoriamente sottoposti a test di controllo post mortem e solo a risultato negativo la loro carne può essere commercializzata.
E’ utile ricordare anche che il latte prodotto da questi animali non può, fino a prova scientificamente contraria, costituire veicolo per la diffusione di questa patologia. Quanto alle sorti di un allevamento in cui venga riscontrato un caso ci sono due opzioni: l’abbattimento completo della cosiddetta coorte ( ovvero gli animali della stessa età o nati dallo stesso ceppo genetico) oppure l’abbattimento completo di tutti i capi presenti in allevamento; quest’ultima ipotesi è quella normalmente praticata e caldeggiata dalle autorità preposte.
Infine sulla mucca che sarebbe stata immediatamente “isolata”, secondo quanto riportato dalle agenzie dei giorni scorsi, l’ANMVI sottolinea che la bovina “ incriminata” era già morta al momento del rilevamento della sua positività alla BSE e che in questi casi la carcassa viene immediatamente distrutta e così pure tutti gli organi del soggetto. Queste procedure, che vengono tassativamente eseguite dai servizi veterinari, hanno permesso all’Italia di raggiungere l’indubbio successo che ha portato a quest’anno alla positività di sole quattro bovine e quindi ad una garanzia assoluta della salubrità delle nostre carni. Il tutto premiato da un aumento del consumo medio di carne pro-capite ( stimabile in 3 kg pro capite), addirittura superiore ai consumi di carne nel periodo ante-BSE. L’ottimismo è giustificato, tanto che Bruxelles si appresta a valutare l’innalzamento del livello di età oltre il quale scatta l’eliminazione della colonna vertebrale. A gennaio di quest’anno il commissario europeo alla Sanità Markos Kyprianou aveva espresso al Sottosegretario Cesare Cursi la disponibilità a sottoporre la questione al Comitato Europeo per la catena alimentare.