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AVIARE, UNA:NESSUN RISCHIO PER L’ITALIA

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L'epidemia di influenza aviaria in Nord Corea potrebbe essere più estesa di quanto ammesso dalle autorita' di Pyongyang nel fine settimana. Lo afferma un'agenzia di stampa sudcoreana, a pochi giorni dalla prima pubblica ammissione della presenza di influenza aviaria da parte della Nord Corea.
Il rinnovato allarme per l’epidemia ha destato le reazioni dell'Unione Nazionale dell'Avicoltura, il cui presidente, Aldo Muraro, assicura: ''l'Italia non ha importato e non importa prodotti avicoli dall'Estremo Oriente''. Secondo Muraro, pertanto, ''non c'e' alcun rischio per i consumatori italiani che possono tranquillamente continuare a mangiare carne di pollame e uova. Anche perche' non ci sono le condizioni per la diffusione nel nostro Paese di focolai di influenza aviaria del tipo di quella asiatica (H5N1). L'espansione di questa malattia - continua il presidente dell'Una - e' favorita dal sistema di allevamento praticato in Estremo Oriente. Dalle foto e dalle immagini trasmesse emerge chiaramente che si tratta di modalita' di produzione che contrastano nettamente con gli standard normativi europei. Nelle zone colpite dal virus - sottolinea - si assiste a forme di convivenza tra esseri umani e animali che non rispettano i piu' elementari principi igienico-sanitari. Una situazione, questa, inimmaginabile in Europa e nel nostro Paese''.
''In Italia - assicura Muraro - il discorso e' totalmente diverso. Le Autorita' pubbliche (le Asl, gli Istituti Zooprofilattici, il Centro di Referenza Nazionale per l'influenza aviaria) monitorano costantemente la situazione epidemiologica degli allevamenti di casa nostra. E il bollino sanitario, contrassegnato dalla lettera I, indica appunto che il prodotto ha ottenuto il nulla osta delle autorita' italiane di controllo: e' sano e, dunque, e' pronto a essere consumato''.
La Coldiretti condivide e sollecita l'applicazione della legge 3 agosto 2004, cioé l'obbligo di indicare sulle etichette l'origine di tutti gli alimenti, un provvedimento che consentirebbe ai consumatori maggiori garanzie per la sicurezza alimentare soprattutto in concomitanza di emergenze sanitarie
Si tratta di un provvedimento che deve essere completato con l'emanazione dei necessari decreti applicativi per i singoli prodotti e che - precisa la Coldiretti - accelera il percorso già iniziato a livello europeo dove sono state adottate le norme comunitarie per l'etichettatura di origine della carne bovina a partire dal primo maggio 2002 dopo l'emergenza mucca pazza, per l'indicazione della varietà, qualità e provenienza dell'ortofrutta fresca, il codice di identificazione delle uova a partire dallo scorso primo gennaio 2004 e dal primo agosto anche per il miele''.