Il Servizio sanitario non deve pagare le terapie alternative. E' una delle indicazioni del documento approvato venerdì scorso dal Comitato nazionale di bioetica. ''Fino a quando non otterranno un riconoscimento istituzionale, da parte delle facolta' di medicina o della comunità scientifica - afferma Francesco D'Agostino, presidente del Cnb - queste terapie non potranno rivendicare il ruolo pubblico che ha la medicina scientifica, come non potrebbe essere per un pellegrinaggio a un monastero, anche se l'esempio e' irriverente''.
Nel documento, approvato all’unanimità, si afferma che le medicine alternative è meglio non prescriverle ai bambini, vanno riservate agli adulti, che sono nelle condizioni di esprimere un consenso libero e consapevole. Vanno prescritte, sempre e comunque, da un medico, che deve informare il paziente non solo dei limiti e dei rischi di queste cure, ma anche delle terapie dall'efficacia scientificamente provata per quella specifica malattia. Per i bambini e per gli incapaci, sottolinea il Cnb nel documento, si puo' ricorrere alla medicina non convenzionale solo in caso di patologie lievi, in grado di guarire spontaneamente. ''Siamo arrivati a un risultato condiviso - spiega Francesco D'Agostino, presidente del Comitato di bioetica, in una conferenza stampa a Palazzo Chigi - dopo quasi due anni di lavoro e notevoli fatiche''. Senza entrare nel merito dell'efficacia di queste terapie, il documento chiarisce i requisiti per cui e' etico prescriverle.
''Non ci compete - spiega D'Agostino - fare da arbitri in una disputa complessa e dilagante in tutto il mondo. Il nostro compito e' sottolineare che il requisito etico per la prescrizione delle medicine alternative e' il consenso davvero informato: il paziente deve conoscere dal medico i risultati e le controindicazioni di tutte le terapie, convenzionali e non''.
Nei casi di malattie gravi, per esempio i tumori, il Cnb ritiene all'unanimita' che ''le pratiche mediche non fondate scientificamente non possano sostituire quelle della medicina scientifica''. Dunque, ''non e' lecito'' che il medico non esegua gli accertamenti richiesti dalla medicina ufficiale e non attui ''ogni sforzo per chiarire al paziente le conseguenze di un suo eventuale rifiuto di quelle cure giudicate utili o addirittura indispensabili''. Il ricorso alle terapie alternative, secondo il Cnb, puo' ritardare, infatti, la diagnosi e, a volte irrimediabilmente, l'inizio di una cura con maggiori probabilita' di successo soprattutto per patologie gravi. Per i bambini, fatta eccezione per le patologie di minimo rilievo, ''i medici devono prescrivere sempre il ricorso a terapie scientificamente convalidate''. Particolare attenzione, sottolinea il documento del Cnb, va posta all'interazione fra i farmaci tradizionali e le medicine non convenzionali. ''Non e' vero - spiega D'Agostino - che le terapie alternative siano sempre e comunque innocue, come la gente crede. Con tutto il rispetto per i medici che le praticano e i pazienti che ne hanno tratto beneficio, non si possono non rilevare significativi e preoccupanti casi in cui il loro uso ha causato danni''. Le medicine alternative su cui si esprime il Comitato di bioetica sono: pranoterapia, ayurvedica, medicina antroposofica, omotossicologia, omeopatia, cromoterapia, fiori di Bach, medicina tradizionale cinese e quella tibetana.(ilbisturi.it)