Dopo le inchieste della scorsa settimana, si apre la questione del doping negli ippodromi. Il quotidiano Repubblica, in edicola oggi, si chiede se si tratti di casi isolati o del “segnale di un male oscuro”. All’UNIRE, scrive il quotidiano, “parlano di fenomeno sotto controllo, di una guardia alta dell’intero settore che limita gli episodi e rende pulito l’ambiente”. La LAV accusa invece l’Ente, recentemente rinnovato ai vertici, di non fare abbastanza.
“I controlli sono sistematici- spiega il Segretario Generale dell’Unire, Franco Panzironi abbiamo inasprito le pene e ogni episodio viene segnalato alla procura. Ma si scoprono proprio perchè controlliamo in modo accurato. Dall’aprile scorso le sanzioni sono diventate più dure e i laboratori forniscono i dati chimici analitici ad una commissione scientifica che valuta ogni singolo caso. Un apparato sofisticato e attento in linea con gli altri paesi europei”.
Ogni anno in Italia si effettuano 37 mila test, la percentuale di positività negli ultimi anni si è assestata fra lo 0,8 e l’1%. Controlli a campione ( un solo cavallo) per le corse normali e su cinque animali per le gare più importanti. Ad eseguirli sono i veterinari dell’Unirelab, società privata di proprietà dell’UNIRE con sede a Settimo Milanese e diretta dal veterinario Paolo De Iulis. Dopo l’inchiesta che nei giorni scorsi aveva portato al sequestro di un purosangue a Fiumicino e coinvolto due medici veterinari, gli inquirenti hanno aperto un’altra inchiesta a Palermo, nella quale un terzo veterinario è stato coinvolto. L’accusa per i veterinari è di false certificazioni.