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AFLATOSSINE, TAVOLO IN EMILIA

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Un "tavolo" tra le diverse organizzazioni della filiera del latte, i centri di ricerca e gli assessorati regionali alla sanità e all'agricoltura per decidere insieme strategie di prevenzione e controllo della contaminazione da "aflatossine". E' questa la proposta avanzata dalla Regione Emilia-Romagna, dopo che nell'autunno scorso anche in Emilia-Romagna, così come in Lombardia e Veneto, si era registrato un incremento dei valori di aflatossine M1 nel latte di alcuni caseifici. Nessuna positività era stata rilevata nelle confezioni di latte destinate alla distribuzione e comunque come previsto in tali casi era stato da subito disposto lo stoccaggio e la distruzione dei prodotti contaminati.
La contaminazione da aflatossine è stata l'effetto eccezionale delle anomale e prolungate temperature della scorsa estate, che in alcuni casi hanno creato una situazione particolarmente favorevole allo sviluppo del fungo aspergillus responsabile dello sviluppo di queste sostanze nei mangimi, in particolare nel mais, destinati all'alimentazione delle mucche. Le aflatossine M1 se assunte in dosi superiori ai limiti di legge e per periodi prolungati possono essere tossiche per la salute umana ed avere un effetto potenzialmente cancerogeno.
L'assessore regionale all'agricoltura Guido Tampieri ha anche scritto nei giorni scorsi al ministro dell'agricoltura Giovanni Alemanno e alla Conferenza Stato-Regioni per sollecitare iniziative a livello nazionale sul fronte della ricerca per definire metodi di controllo sempre più efficaci a tutela dei consumatori e dei produttori.
L'incremento della presenza di aflatossine M1 è stato registrato in Emilia-Romagna in seguito ai consueti controlli che vengono fatti su tutta la filiera del latte. Come previsto in questi casi, oltre alla distruzione di tutti i prodotti contaminati, scongiurando così qualsiasi possibile pericolo per la salute umana, è scattato immediatamente un piano di monitoraggio e sorveglianza. I controlli hanno riguardato soprattutto le aziende cerealicole-zooteniche, i centri di raccolta e stoccaggio e i mangimifici che sono all'origine della filiera del latte.
Nonostante tutti i valori siano rientrati nella norma, la Regione Emilia-Romagna considera il rischio di contaminazione degli alimenti da aflatossine una priorità agricola e sanitaria, rispetto alla quale apprestare opportune strategie di prevenzione e di controllo del potenziale rischio. Da qui la proposta di costituire un "tavolo di concertazione" regionale al quale parteciperanno, oltre ai tecnici degli Assessorati regionali all'agricoltura e sanità, le organizzazioni professionali e cooperative agricole regionali, le organizzazioni dei produttori del settore latte e cereali, i Consorzi agrari, l'Associazione regionale allevatori, i rappresentanti dei settori della trasformazione del latte, delle industrie mangimistiche e dell’interprofessionale dei cereali, il Consorzio del formaggio Parmigiano Reggiano e le strutture regionali del Centro Ricerche Produzioni Vegetali e del Centro Ricerche Produzioni Animali.(Comunicato Stampa dell'Assessorato all'Agricoltura dell'Emilia Romagna)