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AFLATOSSINE, CONTESTATE LE ANALISI

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Secondo i produttori le analisi dell’Istituto Zooprofilattico di Brescia, che per conto della Regione stabilisce ufficialmente i livelli di aflatossine nel latte, sono inattendibili. Gli allevatori sostengono di aver ottenuto responsi diversi dai laboratori privati a cui si sono rivolti a seguito del blocco delle loro stalle. Non solo: il metodo d’indagine per i produttori serve a testare la presenza di aflatossine ma non a determinarne con precisione la quantità. Carlo Lucchina, direttore generale della sanità lombarda: “le analisi sono incontestabili, l’Istituto Zooprofilattico ha elaborato un sistema di indagine preliminare, rapido e di provata sicurezza. Capisco che gli allevatori siano nervosi. Le loro stalle vengono bloccate non appena nella cisterna che ritira il loro latte si rilevano livelli di aflatossina fuori norma. Di fatto può accadere che siano coinvolte anche cascine sane, per il solo fatto di consegnare il prodotto a quella cisterna. Da oggi però stiamo cercando di velocizzare le procedure di blocco per evitare ulteriori danni alle aziende in regola: i tecnici corrono a far i prelievi direttamente nelle stalle. E nel giro di 48 ore, il tempo di avere i risultati definitivi possono tornare alla normale attività”. Domenica l’IZS di Brescia presentava i primi dati dei controlli: 78 cisterne su 151 sono risultate positive. La ASL di Brescia ha trovato fuori norma il latte di 85 aziende. E dall’IZS di Brescia il direttore Ezio Lodetti spiega: “Il fenomeno esiste, inutile negarlo. Del resto sono stati proprio i controlli a farlo emergere.''Fin da martedi' prossimo saremo in grado di fornire una visione piu' completa del fenomeno, almeno per quanto riguarda la Lombardia''. Per ora e' il caso di non sbilanciarsi'' ma ''la situazione non e' allarmante''. Questo perche' si e' gia' registrato in alcuni casi il rientro nella norma della percentuale di aflatossine. Lodetti conferma anche che l'ipotesi piu' probabile dell'origine della sostanza nel latte derivi dal mais usato come mangime. ''La responsabilita' - spiega - e' da attribuire alle piogge del mese di settembre''. Un fattore che, unito all'andamento eccezionalmente caldo e umido della scorsa estate, puo' aver incrementato i ceppi di funghi responsabili della produzione di aflatossine che sono diffusi nell'ambiente. Nei giorni scorsi, non appena rilevata l'anomalia, erano stati disposti dalla Regione Lombardia controlli e contromisure per garantire la sicurezza alimentare ed erano state escluse dal consumo le partite contaminate. La contaminazione del latte e' immediata e scompare dopo 24/48 ore dal momento in cui il bovino smette di ingerire la granella di mais 'incriminata'. (fonti:ANSA/Corriere Lombardia).