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UN PITBULL "D'OCCASIONE"

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Il 12 sera la signora Palma P. mentre entrava nel portone del palazzo dove abita è stata aggredita e azzannata da un pitbull femmina, di un anno e mezzo, di nome Margot. La notizia riportata come sempre con grande rilevanza su tutti i quotidiani potrebbe essere soltanto una delle tante che da tempo siamo costretti a leggere e che da qualche anno sono motivo di ampia discussione a livello nazionale e regionale per l’approvazione di normative chiare e severe per i proprietari di questi animali. In questo caso però l’aspetto importante è che il cane è stato preso a metà marzo, dall’attuale proprietario al canile municipale. La scheda dell’animale, tutt’ora disponibile non evidenzia in alcun modo la sua pericolosità ma soltanto che il pitbull era diseducato e non abituato al guinzaglio. Tra le altre osservazioni, quella che la cagna era buona anche se un po’ agitata. Alex, il proprietario, sarà certamente multato per non aver rispettato il regolamento di polizia veterinaria di Milano che impone ai proprietari o conduttori di tenere i cani nei luoghi pubblici al guinzaglio oppure con la museruola. Dovrà anche rispondere dei danni fisici e morali che il suo cane ha provocato alla signora ma sarebbe giusto chiedersi quali sono le responsabilità di chi gestendo il canile ritiene di poter affidare a un nuovo proprietario un cane pitbull. Da tempo si discute sulla possibilità di recuperare, di educare e ridare in affidamento a privati i cani, sequestrati o abbandonati, appartenenti a razze ritenute pericolose. Il dr. Fassola che per conto dell’ANMVI sta seguendo insieme all’ENPAV un progetto di recupero dei cani ex-combattenti ha spiegato: "il progetto che assieme ad altri colleghi stiamo seguendo, è volto al recupero di pitbull impiegati in combattimenti tra cani e sequestrati dall’autorità giudiziaria. Si tratta di una condizione diversa da quella del pitbull in questione. Tuttavia, posso affermare che secondo l’esperienza maturata coi cani inseriti nel progetto “ex-comnbattenti”, la prima difficoltà consiste nel capire il loro comportamento, non potendo conoscere la loro storia pregressa. Questo penso sia anche una condizione che si riscontra nei soggetti che arrivano in canile. Noi cerchiamo di superare questa difficoltà attraverso l’osservazione giornaliera dei cani, il lavoro con loro, ed una verifica attraverso dei test, il tutto per raccogliere informazioni utili a definire il profilo comportamentale di questi soggetti. Questo modo di agire – conclude Fassola - può essere un esempio, che se darà risultati, potrà essere applicato in altre situazioni come quella di cui stiamo parlando".